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Torna il Commissario Cataldo: "Un conto aperto con il passato" il nuovo giallo di Luigi Guicciardi

Chi avrà questo conto aperto con il passato? Questa la domanda che Luigi Guicciardi pone ai lettori del suo ultimo giallo ambientato come sempre a Modena, ma alla scoperta di nuovi ambienti, tra quello della farmaceutica a quello dell'alta borghesia

"Un conto aperto con il passato" è il titolo del nuovo romanzo di Luigi Guicciardi, storico giallista modenese, che aggiunge un altro capitolo alla serie di indagini del Commissario Cataldo. Ecco la nostra intervista con il prof. Guicciardi.

 Il suo nuovo romanzo ha inizio con una macabra scoperta, lo scheletro di una  ragazza giovane. Una scelta che certamente non lascerà indifferenti i suoi lettori...

Sì, in effetti è un inizio macabro, che non ho mai utilizzato in nessuno dei romanzi precedenti. Ma è anche un esordio abbastanza realistico e verosimile, perché lo scheletro viene rinvenuto durante i lavori di demolizione di un vecchio edifico, e le ristrutturazioni edilizie a Modena certo non mancano. E' chiaro che, oltre a scavare sottoterra, si dovrà scavare nel passato, e l'inchiesta non può che cominciare come un'indagine memoriale, tutta a ritroso nel tempo (chi era la vittima? Quando è stata uccisa? Chi si può contattare oggi, per averla conosciuta allora? Chi ha abitato in quella casa?), col rischio di un ritmo narrativo piuttosto lento. Per questo ho avvertito la necessità di imprimere alla storia un'accelerazione nel presente, con l'omicidio in diretta del proprietario della Delta, l'azienda farmaceutica più nota in città. E così, tra un delitto del presente e un mistero del passato, tra brividi e ricordi, le due indagini possono decollare, procedere parallele e alla fine fondersi nell'ultimo colpo di scena, con la scoperta dell'unico assassino.

Il commissario Cataldo questa volta indaga nel settore farmaceutico. Come ha scelto di descrivere questo ambiente?

Il settore farmaceutico è potenzialmente molto fertile per un giallista, celando più misteri di quanto si potrebbe credere. Pensiamo alle droghe sintetiche, alle sperimentazioni chimiche, alla concorrenza industriale, ai brevetti più o meno riservati o preziosi. E' ovvio che nel mio giallo il mondo farmaceutico è ritratto con una certa libertà, senza chiari riferimenti a persone reali, con attenzione agli aspetti tecnici ma soprattutto a quelli umani, cioè ai rapporti interpersonali, ai sentimenti dei personaggi (vanità, ambizioni di carriera, senso dell'appartenenza o del potere...). Però ci tengo a dire che una certa documentazione da parte mia c'è stata, pur ribadendo che un'azienda farmaceutica così – in via D'Avia Sud, prima di Cognento – a Modena non esiste. In altre parole, sono partito da alcune persone reali e conosciute, che poi s'è incaricata di modificare (poco o tanto) quel fenomeno psicologico particolare che è pur sempre la fantasia...

La Modena dei suoi romanzi è variegata per gruppi sociali, e questa volta la sua indagine porterà il commissario verso l'alta borghesia modenese. Come ha scelto di raccontarla?

In effetti la Modena dei miei gialli finora ha esibito gruppi sociali molto diversi, ma con prevalenza della borghesia. Ci sono stati, in certi romanzi, le comunità di recupero dei tossicodipendenti o gli immigrati, ma molto più spesso la Modena dei rancori universitari, del vizio del gioco, dell'usura, poi quella dorata dei gioielli e del collezionismo, e via via dell'editoria, delle gallerie d'arte, dei night, dei licei, delle parrocchie, delle cliniche estetiche e del calcio professionistico. Stavolta va in scena un'alta borghesia che ha i soldi e anche una certa cultura. E quando i delitti avvengono in un mondo così, i moventi sono sempre più sottili e perversi, più raffinati e scabrosi, meno elementari o diretti, quindi più difficili da scoprire.

Il giallo è il suo marchio di fabbrica, ma guardando il suo ultimo romanzo rispetto ai primi che scrisse, che cosa è cambiato?

Oltre alle storie, sempre diverse, è cambiato Cataldo, è cambiata Modena. Cataldo s'è trasferito qui da Catania, vent'anni fa, per fare un po' di carriera e per lasciar decidere alla vita su una storia d'amore in crisi, ma condizionato all'inizio dalla nostalgia per la sua terra, di cui rimpiangeva i profumi, i colori, il mare, la cucina. Poi, via via, s'è inserito sempre di più nella realtà modenese, s'è innamorato, disamorato, sposato con un'infermiera conosciuta a Carpi, ha avuto due figli, finché sua moglie l'ha lasciato per un avvocato calabrese ed è partita portandoseli via con sé. Ora Cataldo, in quest'ultima indagine, è un uomo solo, al culmine della maturità professionale ma incupito da questa pena segreta: è meno dinamico, quindi, ma più riflessivo, deduttivo, esperto. Ed è un uomo, soprattutto, che cerca di tenere a bada i ricordi e i rimpianti proprio con il lavoro, di cui ha umanamente bisogno. E insieme a Cataldo è cambiata anche Modena, che è rimasta attraente nel suo centro storico (piazza Grande, il Duomo, i teatri), ma s'è imbruttita nelle periferie (la Sacca, la Madonnina), s'è imbarbarita nella microcriminalità, è cresciuta nell'omertà che Cataldo coglie anche in questa inchiesta. E' insomma la Modena vera, contemporanea, scrutata in tante storie nei suoi malesseri reali.

Infine, una domanda d'obbligo: per quale motivo non si può non leggere il suo ultimo romanzo?

Perché, se un lettore è di Modena, troverà ancora una volta una città che non conosce del tutto o che, se la conosce, potrà confrontare facilmente, con curiosità, con le proprie percezioni personali dei luoghi. In questo nuovo romanzo, in particolare – forse il primo interamente ambientato a Modena – c'è una periferia mai utilizzata prima, come i Torrazzi, o la zona di san Cataldo dello scheletro, o quella di Cognento con la Delta farmaceutica, oltre ad altri quartieri della Modena-bene. A tutti i lettori, comunque, il mio giallo si raccomanda per essere un mystery classico, stilisticamente scorrevole, con un'indagine complessa ma non complicata, aggiornata sulla contemporaneità, che possiede senza trucchi i due requisiti fondamentali del Giallo: la tensione del mistero dall'inizio alla fine e l'imprevedibilità della soluzione finale.

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