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Riapre la sala Truffaut e FilmStudio 7B: in programmazione due film da oscar

Una grande notizia per i tanti appassionati cinefili modenesi: giovedì 29 aprile riaprono i battenti le due sale culturali Filmstudio 7B e Sala Truffaut

Una grande notizia per i tanti appassionati cinefili modenesi: giovedì 29 aprile (per ora uniche a Modena) riaprono i battenti le due sale culturali aderenti al Circuito Cinema del Comune: Filmstudio 7B e Sala Truffaut. 

Pur con tutte le cautele e le limitazioni del caso (accesso contingentato, rispetto delle distanze, chiusura anticipata per via del coprifuoco che costringe ad adottare orari non congrui, ecc.), le due monosale modenesi specializzate in cinema culturale, artistico e d'autore provano a ripristinare quel dialogo dal vivo col pubblico che è l'essenza stessa della loro esistenza.

 Al Filmstudio 7B (ore 19,30), NOMADLAND  di Chloe Zhao: Leone d'Oro a Venezia 2020, premio Oscar per il miglior film, la migliore regia (un'accoppiata rarissima nella storia) e la migliore interprete femminile (terza statuetta a Frances McDormand); alla Sala Truffaut,  (ore 19,15 intervento dell'assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi, ore 19,30 proiezione del film) MINARI di Lee Isaac Chung: Gran premio della Giuria al Sundance Film Festival, Golden Globe come migliore film straniero, premio Oscar per la miglior attrice non protagonista (l'anziana carismatica Yoon Yeo-jeong). Entrambi i film riflettono sul lato oscuro del Sogno Americano.

In NOMADLAND, dopo il collasso economico di una città aziendale nel Nevada rurale, Fern carica tutto quello che ha sun furgone e si mette in viaggio per fuggire da quella società capitalistica che l'ha profondamente ferita. Vive in un minivan trasformato in una casa e accetta una vita vagabonda che però non la priva di emozioni e affetti, e deve contare solo sulle proprie forze, da sola in un Paese che da sempre vive una disparità economica e sociale senza mezze misure. Frances McDormand guida il film con un sentire sommesso e uno sguardo che riesce a raccontare da solo il suo passato di dolore e rassegnazione.

Nei suoi occhi werò è ancora presente l'energia di andare avanti nonostante tutto, “keep on going”, di accogliere quello che il destino ha in serbo per lei, che non corrisponde a quello convenzionale e inflazionato del cosiddetto American Dream. Il film utilizza la formula del road movie per riflettere sulle falle del sistema che riducono una onesta lavoratrice a una vita vagabonda, ma non rinuncia a provare a comprendere la differenza tra chi è nomade per scelta e chi lo è per necessità, come gli eroi di “Furore” di John Steinbeck. Nel film, che tra un movimento e l'altro si concede ampi momenti di stasi, ci si ferma a pensare al valore del tempo, il tempo di godersi la vita prima che sia troppo tardi. Il vagabondaggio di Fern non sarà magari “esaltante” come lo definiva John Donne in una Elegia del 1633, ma compone un dramma insieme malinconico ed intimo di anime nomadi in cerca di libertà che vogliono distanziarsi da una società ammaestrata e controllata.

La trama di MINARI è ambientata negli anni Ottanta e ruota attorno a Jacob, immigrato coreano che porta la sua famiglia dalla California all'Arkansas inseguendo il sogno di agguantare la stabilità economica lavorando come agricoltore. Il trasferimento in un angolo isolato degli Usa spiazza i famigliari di Jacob e le difficoltà di fare corrispondere sogno e realtà accentuano i problemi. Ciliegina sulla torta è l'arrivo dalla Corea della nonna (il premio Oscar Yoon Yeo-jeong), donna imprevedibile e singolare che rappresenterà una sorta di terremoto emotivo per figlio, cognata e nipotini. Chung e il suo cast sono riusciti a raccontare una vicenda commovente e intima senza mai scadere nella pornografia o nella vuota retorica. Traguardo raggiungibile facendo ricorso a misura e sensibilità. Ha dichiarato il produttore, il celebre divo Brad Pitt: “ Quella di MINARI è una vicenda universale. La co-produttrice Christina Oh, che lavora nella mia società Plan B., mi ha segnalato il copione nel 2019 e la lettura mi ha subito entusiasmato. Il film aiuta davvero a comprendere la natura umana, le relazioni famigliari e i problemi degli immigrati, senza discriminazioni o etichette. In un momento di attacchi e violenze contro le comunità asiatico-americane è quanto mai importante far vedere ai giovani questo film. Spero che tocchi il cuore di tanti spettatori com'è accaduto a me”.

La programmazione della Sala Truffaut prosegue la settimana prossima con le prime visioni COLLECTIVE del rumeno Alexander Nanau, crudissimo doc sulla strage nell'incendio della discoteca di Bucarest (martedì 4) e NUEVO ORDEN  del messicano Michel Franco, Gran Premio della Giuria a Venezia 2019, affresco corale sulle disuguaglianze sociali che generano violenza e repressione (mercoledì 5 e giovedì 6).

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