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Vinta la battaglia di Erika: la sua laurea una speranza per tanti studenti caregiver

Una lunga lotta per avere il diritto allo studio nonostante l'impegno con la mamma malata. Erika: "Ho sentito una grande responsabilità"

Una vittoria non solo personale, ma per tanti che vivono e vivranno situazioni uguali o simili: è quella di Erika Borellini, ormai ex studentessa di Ingegneria Elettronica, laureata al corso magistrale lo scorso giovedì, dopo una lunga battaglia per avere il diritto allo studio.

Una storia particolare la sua, quella di una studentessa che spesso è costretta a studiare a notte fonda per prendersi cura della madre malata durante il giorno. Al termine della triennale, per un punto nel voto finale, le era stato precluso l’accesso al prosieguo degli studi nel corso biennale.

La sua condizione di caregiver non è stata mai equiparata formalmente a quella di studente lavoratore, cosa che le avrebbe permesso di aggiungere due punti (da 84 a 86) al voto finale e poter accedere senza problemi alla seconda tranche del corso.

Dopo la laurea triennale è iniziata dunque una lunga lotta per cui Erika si è rivolta al comitato degli studenti, al Difensore Civico di Ateneo, al Rettore in carica poi pensionato, a vari giornalisti, a Rai Uno, al Ministro dell'istruzione Fioramonti che si era voluto far carico della vicenda, al Senato accademico, al Rettore entrato in carica nel frattempo.

E’ stato proprio quest’ultimo a dare infine la bella notizia a Erika: per lei sarebbe stata fatta una deroga e alla fine l’iscrizione alla biennale è stata accettata. Dopodiché Erika ce l’ha messa tutta arrivando alla laurea di giovedì scorso con un punteggio molto alto.

“Più dura è la battaglia, più dolce è la vittoria” e contro la burocrazia la battaglia è sempre snervante. Quanto è grande ora la soddisfazione?

"La soddisfazione è grande perché comunque ho portato a termine un obiettivo che mi ero prefissata, giovedì ero piena di energia, venerdì è arrivata di colpo tutta la stanchezza accumulata in questi anni essendo andata via l'adrenalina della festa, penso che realizzerò davvero nelle prossime settimane quando non dovrò aprire un libro alle 23 di sera dopo che ho messo a letto mamma. La soddisfazione poi sta anche nell'aver creato un precedente e che ho potuto ripagare la fiducia che mi è stata data tanto tempo fa".

Avere aperto la strada e tante persone che si trovano nella sua situazione rende il suo impegno ancora più importante. Come si sente a riguardo? Ha avuto contatti con qualcuno che ha preso esempio da lei?

"Mi sono sentita addosso una grossa responsabilità, perché sapevo che delle persone avrebbero avuto maggiori possibilità di me o che si sarebbero potute rialzare grazie ad un messaggio di speranza. Ho sentito in ogni esame ed in ogni voto il peso di portare a conclusione questa battaglia e anche con dei bei voti per mostrare alle istituzioni che c'è possibilità di riscatto.

D'altro canto sono contenta quando le persone mi scrivono e si aprono con me, vuol dire fiducia, condivisione, empatia e io ascolto tutti con grande attenzione anche se nell'ultimo anno sono stata meno attiva perché ero impegnata a 'portare a casa il risultato'. Ci sono persone con cui mi sento dalla prima battaglia e persone che sono arrivate recentemente. Giovani caregiver (anche più di quello che ero io un tempo) e caregiver più 'maturi'. Tutti abbiamo bisogno di ascolto e di qualcuno che capisca la situazione senza scadere nel pietismo e nel voler aver diritti al di fuori di ogni logica, solo comprensione.

Ci sono persone che hanno portato avanti questi miei anni di 'fermo', causa esami, e che mi hanno aggiornato, ho provato in questi anni comunque a monitorare la situazione attraverso i messaggi che ho ricevuto per capire se stava cambiando qualcosa, anche se al momento non potevo fare nulla, perché c'è poco da dire: o sei attivo o dai gli esami, perché comunque l'attività principale è quella di cura e quindi ti rimane il tempo per una sola delle due cose, sopratutto se si parla di esami a livello magistrale.

Posso dire però di aver conosciuto persone che hanno lottato per i propri diritti, e che stanno lottando, all'interno delle proprie università. Ho conosciuto persone che hanno sentito la mia storia e hanno deciso di non mollare e proseguire gli studi. Ecco, penso che queste persone me le porterò nel cuore perché è una grande soddisfazione".

Come ha festeggiato questo bel traguardo?

"In realtà in modo molto semplice. Sono tornata a casa a pranzo e ho dato da mangiare a mia madre come tutti i giorni e il pomeriggio l'ho passato con il mio fidanzato. Il giorno dopo sono passata a salutare dove avevo frequentato il tirocinio e la sera sono uscita a cena con il mio fidanzato e altri due miei amici e girato un po' per Modena. Non mi interessava fare grandi cose, mi interessava stare con le persone che hanno condiviso con me in questi anni questo percorso sia umano che universitario".

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