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La Modena nascosta | Il fonticolo dell'oste che annacquava il Lambrusco

Piazza della Pomposa custodisce un nascosto e antico gioiello marmoreo, un fonticolo inciso da curiose parole sul quale aleggia una simpatica leggenda

Passeggiando per le belle vie del centro storico vi sarà di sicuro capitato di dirigervi verso una delle piazze più amate e controverse della nostra città, Piazza della Pomposa, sonnolenta di giorno e colma di vita di notte. Ma forse in pochi sanno che la suddetta piazza custodisce un antico tesoro, un gioiello architettonico chiamato il fonticolo dell’oste. Intrisa di storia locale, lo scroscio d’acqua della fontanella sgorga instancabile dal 1949, anno in cui fu voluta e posizionata da “il primo oste di Modena”. Ma chi è costui? E quali parole riporta la targa posta a fianco sul muro di cinta?

Telesforo Fini: “di gran lunga” il primo oste di Modena

Telesforo Fini fu uno dei personaggi più influenti del 900 modenese, colui che seppe esportare a livello internazionale l’eccellenza dei prodotti culinari nostrani, primi fra tutti i salumi, tortellini e l’aceto balsamico. Originario di Sorbara si trasferì a Modena nel 1912 per seguire la sua vocazione e divenire salumaio, insieme alla moglie Giuditta aprì una bottega in Corso Canalchiaro che in poco tempo, data la bontà e la qualità dei loro prodotti, seppe conquistare il palato di tutti i modenesi. La notorietà dell’azienda di famiglia, che nel tempo da piccola bottega si era trasformata anche in ristorante, assunse proporzioni tanto vaste che alcuni ristoratori invidiosi cominciarono a diffondere  un'infamante diceria: il furbo oste Telesforo, per risparmiare, allungava con acqua il Lambrusco che  serviva agli ospiti del suo ristorante. Ma la risposta di Telesforo alle brutte dicerie non si fece attendere!

Il fonticolo dell’oste e la targa in latino

Donata ai concittadini modenesi Telesforo fece costruire nel 1949 un fonticolo che fu posizionato contro un muro di cinta in Piazza della Pomposa. Esso consisteva in un grande capitello che fu incavato per fungere da vasca mentre il rubinetto fu posto all’interno della bocca di un mascherone cinque-seicentesco marmoreo, un reperto rinvenuto durante i lavori di costruzione. Sui bordi superiori della fontanella erano incise singolari parole, riportate in seguito anche sulla targa posta a fianco sullo stesso muro:

Telesphorus Fini mutinensis caupo valde primus quod nimia aqua vinum auxisset fonticulo hoc civitatem donavit

Tradotto: Telesforo Fini, di gran lunga il primo oste di Modena, donò questa fontanella alla città poichè con troppa acqua aveva allungato il vino.

Leggende della burla dell’oste

Le leggende narrano che le parole incise sul bordo del fonticolo fossero espressamente state pensate e volute dallo stesso Telesforo: venuto infatti a conoscenza della diceria del presunto vino annacquato volle burlarsi a sua volta delle malelingue della sua città fingendosi tanto dispiaciuto per il torto inflitto ai suoi ospiti da donare una fontanella d’acqua come risarcimento.

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