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Come al ristorante ma a casa, cosa vuol dire lavorare come chef a domicilio a Modena

Lei è Silvia, chef a domicilio che offre un tipo di servizio altamente personalizzabile, un'esperienza di cucina che spazia dalla possibilità di fare la spesa insieme all'osservare o cucinare insieme nella propria cucina finendo poi - ciliegina sulla torta - con il servizio in tavola

"E' cominciato così, per cultura personale. Negli anni, poi, la cultura è diventata passione e da passione, dopo qualche corso professionale in più, un vero e proprio lavoro".

Oggi Silvia è una chef privata che lavora principalmente a domicilio, nelle case dei suoi clienti tra Modena, Reggio Emilia e Bologna. Svolge una professione che in questi ultimi anni sta prendendo piede anche nelle piccole realtà cittadine italiane come Modena, e offre un tipo di servizio altamente personalizzabile, un'esperienza di cucina che non si limita al mero "catering" ma che spazia dalla possibilità di fare la spesa insieme all'osservare o cucinare insieme nella propria cucina e con la propria attrezzatura, finendo poi - ciliegina sulla torta - con il servizio in tavola.

"La cosa che a parer mio i miei clienti apprezzano di più è il fatto che non sia un servizio catering, io non arrivo nelle case con i piatti già preparati. E' un'esperienza: possono partecipare, possono guardare, possono registrare e, in ultimo, vieni servito a tavola. E' come se fossi in un ristorante, ma non solo: se siamo qua su Modena, ad esempio, porto i clienti al Mercato Albinelli dai miei fornitori abituali, così hanno modo di vedere i prodotti che compri, come li scegli... questa è una cosa molto apprezzata che, bene o male, tutti i miei clienti tengono a fare almeno la prima volta".

Piatti della chef Silvia Mazzeo

La cucina non è sempre stato il centro del percorso formativo e di studi di Silvia ma, gradualmente, nel corso della sua vita, da semplice passione si è trasformata in una costante necessità di apprendimento, di dar libero sfogo alla sua creatività e di mettersi alla prova. 

"Ho fatto dei percorsi di studio totalmente diversi da quelli della professione da cuoco, a partire da un liceo linguistico sino ad arrivare alla facoltà di giurisprudenza. Mentre frequentavo l'Università di giurisprudenza decisi di iscrivermi ad un corso serale amatoriale di cucina, quello di Tamara Valenti, per imparare le basi della cucina tradizionale. Era divertente: spignattavi di qua e di là in cucina, poi mangiavi lì e in ultimo andavi a casa all'1 di notte, tanto che mia madre mi diceva 'non so come ti viene per la mente di andare a cucinare fino all'1 di notte' ma ognuno ha la sua! C'è chi va a ballare e c'è chi va a cucinare".

La formazione si irrobustisce con numerosi corsi formativi, esperienze in cucina e riconoscimenti, tra cui un master per diventare Tecnico Esperto in Enogastronomia dell'Emilia Romagna, stage svolti nella cucina stellata de L'Erba del Re e nella cucina di Strada Facendo, la gestione della cucina del ristorante alla carta e del convitto del centro FIT di Serramazzoni e il terzo posto nella categoria Senior ai campionati italiani della Federazione Italiana Cuochi nel febbraio 2020, appena prima dell'arrivo del Covid. In ultimo, il servizio chef a domicilio.

"Le richieste sono varie: dal gourmet al più tradizionale leggermente rivisitato, all'etnico, poi terra, mare, vegano, vegetariano. A seconda della richiesta io elaboro 2 o 3 menù in modo che ci sia una maggiore scelta. Mi piace stupire con quello che chiamo "Effetto WOW" dei miei piatti, portate che colpiscano alla vista ma che allo stesso tempo siano buono, ovviamente. Un esempio ne è un piatto composto da un cavolo cappuccio intagliato a forma di fiore di loto, cotto a bagnomaria insieme ad un brodo di cappone. In questo modo il cavolo assorbe già parte dei sapori del brodo che poi ripropongo quando vado a versarlo sul piatto: nel momento in cui verso il brodo, il fiore di loto si apre con un effetto scenico".

Un ultimo piatto?

Silvia utilizza non di rado prodotti del territorio modenese quali aceto balsamico di Modena e Parmigiano Reggiano di cui ama sperimentare le diverse stagionature e sapidità. Un esempio di piatto frutto della sua invenzione è una spuma con un Parmigiano 50 mesi su una crema di asparagi bianchi e uovo pochè di quaglia. Un piatto nel quale si gioca sulla sapidità, sull'ariosità della spuma e sulla "ferrosità" dell'asparago mitigata dall'uovo di quaglia.

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