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Modena si spopola, boom di emigrati. Nascite calate del 22%

Da gennaio a giugno appena 607 bambini, mentre diminuiscono anche i morti. Record per le persone in entrata e uscita da Modena: in tutto 184mila residenti. Aumentano i matrimoni

Non si arresta il trend negativo delle nascite a Modena. I 607 bambini nati nei primi sei mesi del 2023 rappresentano, infatti, il nuovo picco al ribasso dell’ultimo decennio, con dati inferiori anche al periodo del Covid. È uno dei fattori alla base del calo dei residenti in città, nonostante un aumento di quasi il 10 % del numero di persone immigrate dall’Italia e dall’estero: al 30 giugno, infatti, i residenti sono poco più di 184mila, quasi mille in meno di un anno prima, anche a causa del nuovo “record” di emigrati, cioè di chi ha lasciato Modena. Sono alcune delle principali variazioni che, insieme alla flessione del numero di persone decedute e all’incremento dei matrimoni, emergono dall’analisi dell’evoluzione demografica nel territorio comunale, effettuata dal servizio Statistica dell’ente.

I dati sono aggiornati al primo semestre di quest’anno e “raccontano” che al 30 giugno, appunto, la popolazione modenese è arrivata a quota 184.143, distribuita in 84.373 famiglie: la flessione in tre anni è stata di 2.631 persone, ovvero l’1,29 %  in meno (nel giugno del 2020 erano 186.774). A inizio anno, peraltro, la popolazione era scesa sotto 184mila e negli ultimi mesi si è registrato un incremento di 150 unità che ha “attenuato” la flessione.

Di particolare rilevanza è la diminuzione delle nascite. In dieci anni il valore è sceso del 22,6 %, oltre un quinto, dai 784 nati nel primo semestre del 2014 agli appena 607 del 2023, nell’ambito di un andamento generato anche dall’incertezza legata all’emergenza sanitaria. Proprio nell’anno più critico del Covid, il 2020, si è verificato il calo più netto (640), solo parzialmente smorzato nel 2021 (654) prima di nuova netta diminuzione nell’ultimo biennio. Anche i morti, nello stesso periodo 2020-2023, sono diminuiti, con valori addirittura inferiori ai primi sei mesi degli anni precedenti la pandemia: erano 1.143 tre anni fa, sono stati 998 quest’anno. Il saldo naturale, ovvero le persone nate meno quelle morte, nel 2023 è pari a - 391: un valore inferiore rispetto al biennio 2020-2021 caratterizzato da un’elevata diffusione del virus (con un picco negativo di - 503) ma sensibilmente superiore rispetto agli anni precedenti, in cui il valore era comunque negativo (dai - 180 nel 2014 ai - 324 del 2018). La città, quindi, si riscopre sempre più anziana.

Continua a essere decisivo, per contrastare questa fluttuazione, il saldo sociale, cioè la differenza tra persone immigrate ed emigrate. In linea con i dati dell’ultimo decennio, in cui il valore è stato quasi sempre positivo, nel primo semestre del 2023 si è raggiunta quota 541. Sebbene rimanendo a distanza dal picco del 2014 (+ 817), quelli di quest’anno sono i dati più elevati dell’ultimo quadriennio. Sono stati, infatti, 3.652 gli immigrati, il numero più alto dell’ultimo decennio grazie anche a un incremento di 329 unità sullo stesso periodo del 2022; allo stesso modo, anche per gli emigrati è stato “ritoccato” il record, con 3.111 persone che hanno lasciato Modena. Il fenomeno, come noto, risente dello spostamento delle giovani coppie in altri comuni della provincia modenese, soprattutto in quelli limitrofi al capoluogo, a conferma dell’evoluzione in corso. La variazione dal 2016 (2.146 persone in uscita nei primi sei mesi di quell’anno) a oggi è stata di quasi il 45%, con una “impennata” di 965 unità, ovvero poco meno della metà degli emigrati di quell’anno.

Venendo alle unioni tra i modenesi, nel primo semestre di quest’anno in città si sono celebrati 246 matrimoni. Dopo il calo registrato tra il 2020 e il 2021 a causa della pandemia e la ripresa dell’anno scorso, si è tornati quasi sui valori del periodo pre-Covid, con una tendenza all’aumento (una sorta di recupero rispetto alla sospensione durante l’emergenza sanitaria). La quota delle nozze civili si è assestata negli ultimi anni poco al di sopra del 75% e il 2023 conferma questo trend, con un valore del 77,2 % nel primo semestre del 2023; il 2020 aveva rappresentato un’eccezione, con quote superiori al 91 %, perché a causa della pandemia non si potevano celebrare matrimoni negli edifici di culto.

Non si registrano variazioni significative per le unioni civili, infine: a partire dall’anno di registrazione, il 2018, i casi sono stati sempre meno di una decina.

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