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“Una vita da social”, la campagna educativa della Polizia di Stato fa tappa a Modena

Truck in piazza Roma per ospitare gli studenti e sensibilizzarli sui temi del corretto utilizzo dei social network e del pericolo del cyberbullismo. Il saluto delle autorità cittadine

E’ ripartita ieri in presenza da Bologna la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto Generazioni Connesse.  Nella giornata odierna il truck di “Una vita da social” h afatto tappa a Modena, in piazza Roma . A partire dalle ore 9.00 gli studenti delle scuole medie hanno potuto prendere parte agli incontri con i rappresentanti della Polizia.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola digitale” , cercando di contrastare anche gli esempi di cruda violenza a cui sono sempre più esposti i minori, continuamente bersagliati da contenuti multimediali e giochi interattivi sempre più “realistici” e aggressivi.

I ragazzi delle scuole medie "Paoli" presenti in mattinata hanno potuto anche incontrare le autorità cittadine al gran completo: Prefetto, Questore, Sindaco e vertici delle Forze dell'Ordine, Procuratore e Provveditore - di ritorno dalle cerimonie del 4 Novembre in centro storico, hanno infatti rivolto un saluto agli studenti all'interno del truck.

La ricerca

I social network e i giochi online infatti sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager. Dalla ricerca di Skuola.net per "Una Vita da Social", però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i Millennials e la Gen Z tengono ben segreti. Emerge infatti che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso.

sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente ma solo con un fake. Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%).

Non manca tuttavia uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo 1 su 6 dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto like4like). Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero ad una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare.

Dai dati in nostro possesso e dagli incontri nelle scuole di ogni ordine e grado, si evince l’importanza delle attività di prevenzione: il cyberbullismo è un fenomeno che deve essere affrontato con una pluralità di interventi da parte di diversi organi istituzionali e la scuola ha trovato nella Polizia Postale e delle Comunicazioni un partner privilegiato con cui confrontarsi, coordinarsi ed affrontare le problematiche educative dei giovani in un’ottica multidisciplinare.

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