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Cronaca

Da un'indagine per narcotraffico a una per corruzione, 34 arresti tra Modena e Forlì

Il traffico internazionale di cocaina gestito da una banda albanese con base ha Modena ha portato gli inquirenti a far luce su un presunto caso di corruzione che ha coinvolto l'ex deputato Gianluca Pini e l'ex Direttore dell'Agenzia delle Dogane Marcello Minenna, oggi assessore della Regione Calabria

Sono 34 i provvedimenti di custodia cautelare - tra arresti in carcere, domiciliari e altre misure restrittive - e 63 milioni di euro sequestrati in via preventiva in un una maxi-operazione della Procura della Repubblica di Forlì e di quella di Modena che si ramifica dall'Emilia-Romagna all'estero, in Belgio e Germania. All'indagine hanno partecipato anche la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Bologna e le autorità giudiziarie estere.

In particolare, le misure detentive sono state eseguite su Disposizione della Direzione Antimafia, anche in Belgio e Germania, nonché nei confronti dell'ex parlamentare forlivese della Lega Nord Gianluca Pini, 50 anni (portato in carcere a Ravenna) e di pubblici funzionari - indicati da fonti investigative con ruoli non apicali - della Prefettura di Ravenna, dell'Ausl Romagna, nelle forze dell'ordine. Ai domiciliari anche l'ex Direttore dell'Agenzia delle Dogane, ex assessore del Comune di Roma e attualmente assessore della Regione Calabria Marcello Minenna, 52 anni di origini baresi.

L'inchiesta si sviluppa su due grossi filoni di inchiesta, uno diretto al traffico internazionale di droga e l'altro a fenomeni corruttivi. Esito dell'inchiesta intrecciata sono due distinte ordinanze di custodia cautelare, una proposta dalla Procura di Forlì e l'altra della Dda di Bologna. L'operazione è nata da un'indagine antidroga della Questura di Forlì del gennaio 2020 nei confronti di un sodalizio straniero dedito al traffico di stupefacentibasao anche a Modena e da allora si è sviluppata in molte altre direttrici, facendo leva su intercettazioni telefoniche e ambientali.

Il traffico di droga 

Partendo proprio dagli stupefacenti, secondo le ipotesi investigative, sarebbe emerso il coinvolgimento nel traffico internazionale di droga di un imprenditore forlivese operante nel settore dell'autotrasporto. Nell'estate del 2020, infatti, le autorità di frontiera italiane arrestarono due fratelli soci di un'impresa di autotrasporto, provenienti dal Belgio, che avevano nel loro camion 28 chili di cocaina. Il trasporto, secondo le accuse, sarebbe stato preceduto da un viaggio nel Nord Europa dell'imprenditore forlivese, assieme ai due fratelli poi arrestati.

Il soggetto viene quindi ritenuto coinvolto in un'attività "di traffico internazionale di stupefacenti operato in collaborazione con un gruppo criminale armato albanese". Un gruppo con base a Modena, sul cui conto ha indagato a lungo la Squadra Mobiel di Modena e i colleghi delle province limitrofe. Per questo motivo è partita una complessa indagine, fatta di intercettazioni telefoniche e ambientali, anche nella lussuosa auto sportiva in uso all'imprenditore forlivese. Proprio tale attività avrebbe messo in luce - sempre secondo la Procura - un rapporto di affari con l' ex parlamentare forlivese Pini, non più in carica dal 2018 e attualmente imprenditore.

I fenomeni corruttivi

Secondo le accuse tra i due ci sarebbe stato un vero e proprio rapporto fiduciario, cementato da vicendevoli interessi finanziari,  in cui ciascuno dei due avrebbe messo a disposizione dell'altro le "proprie capacità di interferenza illecita nei contesti nei quali si muovevano", spiega una nota della Procura.

L'accusa: patto di corruzione Pini-Minenna

E quindi l'imprenditore forlivese avrebbe messo in campo le sue conoscenze legate alla malavita albanese e al narcotraffico "per approvvigionarsi di denaro da re-investire in attività formalmente lecite o l'acquisto di immobili". L'ex deputato, invece, "sfruttava le conoscenze di alto livello  maturate grazie all'incarico istituzionale in Parlamento per garantire la cura dei suoi interessi".

Secondo la Procura è grazie a questa rete di rapporti che l'ex parlamentare avrebbe ottenuto un appalto milionario dall'Ausl Romagna per la fornitura di mascherine e dispositivi di protezione durante la pandemia di Covid, "attività per la quale non sussisteva alcuna specifica attitudine aziendale", viene rimarcato. In questo modo "lucrando sulla crisi pandemica". 

Nel suo caso vengono contestati "comprovati rapporti corruttivi con appartenenti alle forze dell'ordine, un funzionario prefettizio e i vertici dell'Agenzia delle Dogane". Nella primavera del 2021 le perquisizioni hanno riguardato l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e l'Ausl Romagna, con il sequestro di pc e telefoni che avrebbe permesso di "ricostruire rapporti intessuti dall'ex parlamentare con appartenenti alle istituzioni". Rilevati dalle indagini anche "legami con esponenti politici di rilievo nazionale". Non risultano indagati esponenti politici di spicco.

(fonte ForliToday.it)
 

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