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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Mirandola

Alluvione Modena, una giovane mirandolese scrive a Papa Francesco

La missiva viene sottoscritta da 300 persone vittime dell'alluvione. La Bassa prende carta e penna per rivolgersi anche al premier Letta: "La sospensione fiscale non basta, chiediamo un'esenzione totale per un periodo sufficiente a ricominciare a lavorare"

"Santo Padre Francesco, ascolti il pianto del mio popolo". Così esordisce una lettera scritta da Valentina, una giovane mirandolese che ha deciso di rivolgersi al Santo Padre per chiedere aiuto e per fare sì che l'opinione pubblica nazionale possa rendersi conto di quanto accaduto nella Bassa Modense. "La nostra terra - prosegue la missiva riportata dall'Agenzia Dire - è stata colpita duramente il 20 e 29 maggio 2012 da due terremoti che hanno devastato i nostri paesi e purtroppo domenica 19 gennaio un'alluvione ha devastato di nuovo le nostre terre. Nessuno ci da attenzione, la mia gente e' sola ad affrontare questa ennesima sciagura... siamo allo stremo".

Oltre a ricordare la tenacia degli emiliani ("gente tutta d'un pezzo, coesa, orgogliosa e speranzosa"), il messaggio mette in evidenza il dolore e la richiesta di attenzione che arriva fortissima dai cittadini colpiti dall'alluvione. Nel giro di una manciata di ore, la lettera per il Pontefice è stata sottoscritta da più di 300 persone che ordinatamente hanno fatto la fila per firmare nel negozio di parrucchiere di Mirandola in cui il testo è stato depositato. Tutte queste firme chiedono al Santo Padre "la cui misericordia ha fatto breccia nel cuore non solo de fedeli, ma anche di coloro che non provano nel cuore il sentimento della fede", una parola di conforto."Padre, lei che dedica la sua vita al fianco dei bisognosi e dei deboli, ascolti il pianto del mio popolo", conclude Valentina.

Oltre ad avere scomodato i piani alti della gerarchia ecclesiastica, i cittadini della Bassa hanno preso carta e penna per scrivere al presidente del Consiglio Enrico Letta per andare oltre alla sospensione fiscale (poi concessa nella serata di ieri) per i territori colpiti dall'alluvione: "Ci rivolgiamo a Lei - scrivono i cittadini - perché Lei ha il potere di riconoscere i nostri diritti, di aiutarci a sopravvivere. Non vogliamo regali o concessioni gratuite, volgiamo soltanto che ci sia dato ciò che ci spetta". Nella missiva, gli alluvionati si dicono certi che il premier Letta "comprenderà certamente che è assurdo, ingiustificato, abnorme, pretendere il pagamento delle imposte da una popolazione distrutta e dilaniata come siamo noi ora.", e che "una semplice sospensione di pochi mesi non migliorerà la situazione, perché ciò che non paghiamo ora lo pagheremo più avanti, sommato a quanto nel frattempo sarà maturato". Stavolta, concludono gli alluvionati "non possiamo farcela, se lo Stato, al cui mantenimento contribuiamo con tanti sacrifici, e che così poco si ricorda dei nostri diritti, non accetta di ascoltarci", nella richiesta "che i Comuni alluvionati e terremotati siano esentati completamente dal pagamento delle tasse per un periodo sufficiente a ricominciare a lavorare, e che sia a noi concesso lo stato di calamità".

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