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Economia

Il Gruppo Chiarli compie 160 anni, una lunga storia che fa rima con lambrusco

​La più antica azienda vinicola dell’Emilia Romagna è stata anche la prima a esportare fuori dai confini nazionali

Gli anniversari servono a misurare la capacità di durata delle imprese. La Famiglia Chiarli festeggia 160 anni di attività di produzione vinicola, più di un secolo e mezzo. Il che significa che il Gruppo modenese compiva i suoi primi passi mentre si faceva l’Italia con i Mille di Garibaldi. Una storia famigliare, dedicata al Lambrusco, che abbraccia cinque generazioni e racconta l’evoluzione di un vino e un territorio che, ben si può dire, abbia fatto la storia dell’enologia italiana. Questo vino non si replica altrove, è e resta un prodotto esclusivo di un’area circoscritta d’Italia, un esempio di coltura dove paesaggio agricolo e paesaggio umano coincidono esattamente fino a definire una cultura del Lambrusco.

La più antica azienda vinicola dell’Emilia Romagna, la prima a esportare fuori dai confini nazionali, capace di conquistare la Mention Honorable, all’Expo di Parigi del 1900, è cresciuta esponenzialmente insieme alla domanda del mercato, contribuendo in maniera significativa alla nascita delle Doc (Sorbara, Salamino di Santa Croce, Grasparossa di Castelvetro) e del Consorzio dei Lambruschi Doc Modenesi.

Rinvestendo i risultati del proprio successo ha approfondito lo studio e la valorizzazione dei cloni storici del Lambrusco, perfezionando, inoltre, accanto alla tradizionale fermentazione in bottiglia, l’uso del metodo Charmat.

In questo modo, il Gruppo Chiarli, primo produttore privato in Emilia Romagna, è riuscito a modificare la percezione del Lambrusco, a offrire una nuova reputazione, riconfermata di anno in anno da importanti riconoscimenti da parte della critica enologica.

I cloni storici

Oggi, l’attività del Gruppo si divide tra la Chiarli Modena, orientata verso i vini di più ampio consumo, e la Cleto Chiarli Tenute Agricole, incentrata sulla moderna cantina di Castelvetro, che guida il lavoro delle sette tenute di famiglia che insieme superano i 350 ettari di estensione di cui più di cento vitati.

Alla Cleto Chiarli Tenute Agricole va il merito di aver riscoperto i cloni storici del Lambrusco, in primo luogo Sorbara e Grasparossa, e di aver riscoperto il Pignoletto - un vino bianco, in origine prodotto in ristrette aree delle colline emiliane, oggi entrato a pieno titolo nella Doc Modena - e di produrre le etichette più prestigiose come i due Sorbara in purezza: Vecchia Modena Premium e Lambrusco del Fondatore.

Qualche dato sull'attività

Se parliamo di risultati, bisogna far riferimento al 2019. A quella data il numero delle bottiglie prodotte dal Gruppo Chiarli è stato di 18 milioni, mentre il fatturato ha raggiunto i 37 milioni di euro con una quota relativa la mercato estero pari al 25 per cento.

Dal punto di vista della distribuzione Anselmo Chiarli, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Chiarli, sottolinea che: «Lo scorso anno la GDO ha sostanzialmente confermato i volumi mentre l’Ho. Re.Ca. ne ha visto una forte diminuzione e parimenti i relativi fatturati (-40% circa). Questi dati sono più o meno gli stessi sia per il mercato nazionale sia per quelli esteri.

ll progetto iniziato vent’anni fa, che ci ha consentito di posizionare tutta la nostra produzione e in particolare il Lambrusco in una fascia di mercato molto più elevata rispetto alla media delle altre produzioni emiliane, ha solo subito un rallentamento.

Siamo convinti che non appena la pandemia avrà esaurito i suoi effetti, la nostra azienda potrà riprendere il cammino con sempre maggiori successi. Segnali, già, molto positivi stanno arrivando da alcuni mercati esteri dove le riaperture dei canali tradizionali sono iniziate e dove la richiesta dei nostri vini Cleto Chiarli stanno crescendo giorno dopo giorno”.

“Noi crediamo – conclude Anselmo Chiarli - che, a parte un rinnovo di alcune proposte di prodotti, cosa che avviene di routine, non sia necessario operare cambiamenti al nostro progetto. Proseguiamo fiduciosi sulla strada, segnata da 160 anni.”

Quintopasso celebra i 160 anni dei Chiarli

L’anniversario dei centosessanta anni di vita ha il suo vino, un vino della Riserva di famiglia, prodotto in pochissime bottiglie, solo 500. Si tratta di un Pas Dosè Rosè che riporta in etichetta gli anni da festeggiare e la dicitura Famiglia Chiarli, a sottolineare dove tutto nasce e si perpetua. Il 160 anni è firmato Quintopasso, l’azienda, parte integrante della galassia Chiarli, dedita esclusivamente alla produzione di spumanti metodo classico, conosciuta per una gamma di bollicine, ottenute da Chardonnay e Sorbara che un critico della stoffa di James Suckling ha definito, senza troppi preamboli, i «Dom Perignon del Lambrusco».  Il Pas Dosè Rosè 160 anni è, invece, un Sorbara in purezza da cloni aziendali selezionati che si distingue per una veloce pressatura soffice, eseguita immediatamente dopo la raccolta manuale dei grappoli. Il procedimento serve a estrarre solamente una piccola parte del succo dalla polpa dell’acino, dove risiedono l'acidità e la salinità. Il periodo di affinamento sui lieviti è di oltre 55 mesi. Le caratteristiche di questo Pas Dosè Rosè in edizione limitata sono il colore, bianco con delicate velature rosate, il profumo intenso, potente, ma allo stesso tempo elegante, con leggeri sentori floreali, propri del vitigno del clone storico di Sorbara, accompagnati da una delicata crosta di pane dovuti al lungo lavoro dei lieviti.  Al palato la ricca acidità, esaltata dalla bolla fine e persistente e le note minerali accompagnano l’assaggio, lasciando spazio alla corposità dovuta alla vinificazione che mantiene l’equilibrio pur senza zuccheri residui.

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