rotate-mobile
Cultura

Le favole di Fedro tradotte in dialetto, saggezza popolare e modenesità si intrecciano 

Una nuova opera di Giorgio Rinaldi e Sara Prati ripesca in una tradizione letteraria vecchia di duemila anni

Ancora una volta i Proff. Sara Prati e Giorgio Rinaldi incuriosiscono con una originalissima pubblicazione. Esce infatti a Dicembre il loro trentesimo libro, con un taglio particolare: Favole di Fedro in dialetto modenese e relativi proverbi. Sicuramente si tratta di un’opera ardita e originale. Questi brevissimi racconti dalla morale spicciola sono attuali anche ai giorni nostri e gli animali protagonisti riproducono gli atteggiamenti umani che non cambiano attraverso i secoli. Diventerà allora facile capire perché il dialetto possa essere la migliore lingua per rappresentare la saggezza popolare, così come la favola, con la sua immediatezza, è il genere che meglio riesce a rappresentare la spontanea vitalità di ogni popolo. Infine, il legame tra Modena e le favole di Fedro è antico di secoli, basti pensare che alcune sue favole sono scolpite proprio sul Duomo di Modena, sito culturale dal 1997 del Patrimonio Unesco. Unica nel suo genere è la ricerca degli autori sui proverbi e modi di dire in italiano e dialetto modenese, ancora oggi di uso comune, collegati a molte favole. Sono quindi tre i filoni conduttori che hanno originato e si intrecciano continuamente in questa opera singolare: attualità, modenesità e ricerca linguistica dialettale.

Tre sono i filoni conduttori di questa loro pubblicazione: attualità, modenesità e ricerca linguistica dialettale. Innanzitutto è la prima volta in assoluto che si traducono le favole di Fedro in uno dei dialetti dell’Emilia Romagna. Unica nel suo genere è anche la ricerca degli autori sui proverbi e modi di dire in italiano e dialetto modenese, ancora oggi di uso comune, collegati a molte favole. Il libro ha 21 disegni a china fatti dallo stesso Giorgio Rinaldi che da oltre quarant’anni si dedica anche alla pittura, in particolare all’acquerello (da giovane è stato allievo di Tino Pelloni, esponente del Chiarismo modenese) e vi sono sei foto con rielaborazione grafica di Lorenzo Ferrarini per mostrare esattamente la loro posizione sul Duomo di Modena, così il lettore è invitato a diventare anche visitatore di quello che dal 1997 è Patrimonio Unesco della nostra città.

Perché avete collegato Modena a Fedro?

Esiste un legame millenario tra Modena e le favole di Fedro -risponde il Prof. Giorgio Rinaldi- poiché alcune di esse sono scolpite sull’architrave della Porta della Pescheria del Duomo di Modena a scopo didattico. Pertanto, questa pubblicazione vuol essere anche un convinto tributo alla nostra “modenesità”, in quanto gli insegnamenti morali di queste favole, sotto numerosi aspetti, ben si sposano con la praticità e la concretezza di tantissimi modenesi.

Perché avete scelto proprio le favole di Fedro?

Perché la morale di queste favole –risponde la prof.ssa Sara Prati- è molto attinente a quella del nostro periodo storico e viene espressa in modo rapido, piacevole ed incisivo. Lo stesso genere letterario, la favola breve, offre un tipo di lettura adatto alla rapidità dei tempi in cui viviamo. Le favole di Fedro sono sempre attuali, perché descrivono magistralmente, per lo più attraverso le figure di animali parlanti, i comportamenti degli esseri umani, sempre gli stessi nel corso dei secoli. La vitalità di queste brevi narrazioni e delle rispettive morali è testimoniata anche dai proverbi, dagli aforismi che da esse sono via via scaturiti, anche in tante e differenti lingue, in cui, ancor oggi, sono pronunciati di continuo.

Perché avete utilizzato il dialetto per tradurre le favole?

Il dialetto -spiega il prof. Giorgio Rinaldi- è in grado di far rivivere e attualizzare una lingua antica e ciò dimostra che il dialetto, come l’italiano, si è evoluto dal latino e che è in grado di rendere molto vivace, popolare e a noi vicina quella lingua.

Giorgio Rinaldi e Sara Prati, insegnanti di lettere, marito e moglie, da oltre 40 anni si sono occupati di folclore, cucina tradizionale e storia della loro regione, lui modenese e lei bolognese. Hanno pubblicato assieme oltre una ventina di libri di storia locale e folclore. Nel 2006, hanno dato vita ad un mensile on-line (www.folclorecontadino.it) molto seguito sui social per avvicinare i giovani alla civiltà contadina. Diffondono le loro conoscenze sulle tradizioni contadine e il folclore presso scuole, comuni, associazioni e Università della terza età. Dal 2007 ad oggi sono i volti noti di Mo Pensa Te, trasmissione televisiva di TRC, nel ruolo di esperti di etimologia dialettale e modi di dire. Giorgio Rinaldi nel 2017 ha pubblicato una corposa grammatica che insegna a leggere e scrivere il dialetto modenese. Nel 2019 l’Unione Province Italiane (UPI) ha inserito i suoi corsi di dialetto online nelle top cento iniziative italiane per la promozione del dialetto e delle lingue locali. Da oltre quarant’anni si dedica anche alla pittura, in particolare all’acquerello (da giovane è stato allievo di Tino Pelloni, esponente del Chiarismo modenese), ed è il disegnatore dei libri che pubblica e del mensile www.folclorecontadino.it.

La copertina-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le favole di Fedro tradotte in dialetto, saggezza popolare e modenesità si intrecciano 

ModenaToday è in caricamento