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Bonaccini candidato premier? "Non mi monto la testa, ma non escludo nulla"

Lo ha detto il presidente della Regione in una diretta web con L'Espresso. Nel merito dell'emergenza: "Ammbiamo dato una buona prova, ma la divisione dei poteri va rivista. Serve riforma del Titolo V"

C'è la candidatura a premier nel futuro di Stefano Bonaccini, magari sfidando il leghista Luca Zaia? "Non mi monto la testa e tengo i piedi per terra. Ma allo stesso modo non escludo nulla". è lo stesso governatore dell'Emilia-Romagna a dirlo, questo pomeriggio in un dialogo in diretta web col direttore dell'Espresso, Marco Damilano. 

"Mi hanno chiesto se mi vedo come candidato premier, io non mi vedo niente - premette Bonaccini - anzi mi chiedo tutti i giorni se sono capace di fare il presidente di questa Regione. Mi sono sempre detto di non montarmi la testa, perchè domani può essere che perdi. Ma allo stesso modo non precludo nulla, ci si mette a disposizione se si ha passione politica per migliorare la cosa pubblica".

Da giorni si parla della 'strana' coppia Bonaccini e Zaia, non solo nella gestione dell'emergenza covid rispettivamente in Emilia-Romagna e Veneto, ma anche in chiave di una futura sfida a livello nazionale per la guida del Paese. "Non mi permetto di interpretarlo, ma se conosco un po' Zaia forse la pensa come me- sorride Bonaccini- vogliamo molto bene alle nostre regioni, dove viviamo e stiamo amministrando, e vogliamo tenere i piedi molto per terra. Abbiamo certamente cose che ci dividono, altrimenti lui non sarebbe nella Lega e io da tutt'altra parte. E io posso dire con orgoglio di aver sconfitto dopo due anni la Lega e quel modello di società che propone". 

Ma allo stesso tempo, rimarca Bonaccini, con Zaia "ci accomuna il fatto di aver messo da parte le differenze politiche e geografiche" nella gestione dell'emergenza sanitaria. "Ci sentiamo tutti i giorni per confrontarci, anche per capire se stiamo facendo bene o stiamo sbagliando qualcosa- continua il governatore dell'Emilia-Romagna- abbiamo voluto guardare al pragmatismo anche di sistemi sanitari e socio-economici abbastanza simili". E ribadisce: "Ci sentiamo la responsabilità che abbiamo, ma la si deve vivere cosi', senza montarsi la testa e stando coi piedi per terra".

Il governatore ha poi effettuato un passaggio molto importante nel merito dell'emergenza, sottolineando come le Regioni "hanno dato buona prova". Ma una volta che sarà passato l'allarme per la pandemia in corso "dovremo pensare a un riordino" della divisione dei poteri con lo Stato. In poche parole, va rivisto il titolo V della Costituzione. "C'è da cambiare qualcosa- afferma Bonaccini- passata la pandemia, quando saremo tutti piu' tranquilli, dovremo rimettere mano a qualche regola perchè abbiamo visto che qualcosa non funziona. Penso che serva un sistema più snello, io ho chiesto l'autonomia ma non su 23 materie, perchè alcune competenze devono rimanere in capo allo Stato. è giusto che ci sia riflessione e che si torni a farlo tra qualche mese tutti insieme, forze politiche e istituzioni, perchè credo che un riordino del titolo quinto vada ripensato". 

Anche se, punge Bonaccini, "la vera anomalia italiana è aver cambiato quattro Governi negli ultimi cinque anni". Il presidente difende quindi la gestione dell'emergenza messa in campo dalle Regioni in questi mesi. "A mio parere è andata molto meglio di quanto possa apparire- afferma- pur con qualche fuga in avanti o voglia di protagonismo di alcuni, tutto sommato abbiamo dato una buona prova. Abbiamo fatto in due occasioni documenti unanimi per chiedere la riapertura il 4 e il 18 maggio, che il Governo ha accettato. E Conte ci ha chiesto una sfida, di portare una proposta unanime sui protocolli Inail. Non è stato facile mettere insieme 20 sistemi territoriali diversi, ma ce l'abbiamo fatta", rivendica Bonaccini.

(DIRE)

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