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Decennale della morte di Ermanno Gorrieri, commemorazione in consiglio

Interventi del politologo Paolo Pombeni, del sindaco Muzzarelli, della presidente Maletti: "Si spese a servizio della società, contro le disuguaglianze"

“Politica significa servizio a quella società che poi trova forma nella città degli uomini”. È questa la lezione profonda di Ermanno Gorrieri secondo il politologo Paolo Pombeni, che lunedì 1 dicembre davanti all’assemblea consiliare di Modena, ha ripercorso la vita e l’impegno del politico modenese nel decimo anniversario della scomparsa. Il professor Pombeni ha sottolineato che Gorrieri “seppe per tutta la vita tenere fede all’impegno di spendere la propria vita come servizio, mai banalizzandolo in qualcosa di accomodato al non spendersi troppo, sempre lucidamente rifiutando di trasformare il suo ideale in una predicazione di estremismo fanatico”.

Alla luce di questo concetto fondamentale, Pombeni ha seguito le tappe della vita politica di Gorrieri, “ultimo grande esponente del cattolicesimo sociale”, da giovane capo partigiano delle bande cattoliche, salito in montagna per difendere la libertà, agli anni da parlamentare nella Democrazia cristiana, al ritorno, come diceva lui stesso, “fra Secchia e Panaro”, convinto che la battaglia per la trasformazioni politica dovesse essere costruita dal basso, con il regionalismo, fino alla fondazione del movimento dei cristiano-sociali. Gorrieri fu anche per un breve periodo ministro del Lavoro, sempre convinto, ha sottolineato Pombeni, che i cattolici debbano partecipare alla vita pubblica “non per difendere una confessione religiosa ma per concorrere a creare una società in cui giustizia e solidarietà diventassero i pilastri della rivoluzione moderna. La sua grande battaglia – ha continuato il professore – potrebbe essere raccolta emblematicamente in due elementi: nel rigore di una vita personale integerrima e nella passione di chi credeva che non si può essere utili agli altri se non attraverso un impegno unito alla tensione di capire il mondo”.

Alla celebrazione nell’Aula consiliare erano presenti i parenti di Ermanno Gorrieri, componenti della Fondazione omonima, rappresentanti di istituzioni locali e nazionali, forze dell’ordine, rappresentanti del Comune di Montefiorino che hanno esposto il proprio gonfalone accanto a quello del Comune di Modena.

“Quella di Gorrieri è una lezione mai così attuale come ora – ha commentato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli – sia sul piano del confronto che delle idee. Il ricordo di uno dei cittadini più illustri di Modena non è solo un atto dovuto, ma un impegno per lasciare qualcosa di buono ai nostri figli, tenendo ben presenti le nostre radici per lavorare meglio oggi e domani”. Il sindaco ha evidenziato come “lasciando il mercato all’autoregolazione le distanze sociali si siano allargate e le ingiustizie siano cresciute rischiando di aumentare ulteriormente a causa del pericolo oggi più grande, cioè la frammentazione del mercato del lavoro e la precarietà di intere generazioni. Bisogna restare fedeli al dovere di rimuovere le disuguaglianze sociali su cui Gorrieri si è speso a lungo – ha proseguito – per garantire a tutti l’effettivo esercizio dei diritti. È necessario proseguire sulla strada delle politiche redistributive per garantire una soglia dignitosa di vita a tutti. Dobbiamo continuare a imparare la sua lezione sull’intransigenza rispetto alla garanzia dei diritti e sull’attenzione agli esiti concreti delle politiche portate avanti”.

La presidente del Consiglio comunale Francesca Maletti di Ermanno Gorrieri ha messo in evidenza “la passione per la giustizia tesa a dare sostanza allo Stato democratico e la tensione verso l’equità e l’uguaglianza, a cui dovranno attenersi anche i prossimi bilanci comunali, vissuta lavorando instancabilmente per trovare nuove soluzioni a partire dai fatti, da artigiano della ricerca sociale quale si definiva. Un uomo esemplare – ha proseguito la presidente Maletti – che è stato ed è tuttora, per me, una figura di riferimento importante; che ha cambiato l’Italia grazie ai suoi studi e al rigoroso lavoro svolto nell’ambito della coesione sociale e la cui la fede non ha mai precluso rapporti di grande apertura a personalità con idee differenti”. La presidente l’ha ricordato come l’ideatore “dei primi laboratori di idee che erano gruppi partecipati aperti a tutti”, oltre che come autore del saggio “Parti uguali tra disuguali” che con “l’attenzione per i diritti di cittadinanza, i lavori di cura e non di mercato, la qualità più ancora della quantità del lavoro” e “l’attenzione a fornire sistemi di protezione adeguati e inclusivi agli ultimi, rappresenta ancora oggi l’unica via per evitare le polarizzazioni della distribuzione dei redditi e richiede un ripensamento netto sul ruolo del sistema fiscale e la definizione di nuove relazioni tra mercato, stato e famiglia”.

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