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Ddl Appalti, i sindacati incontrano il Prefetto per chiedere di salvare la clausola sociale

Incontro istituzionale stamane in viale Martiri, su un tema potenzialmente disastroso per i lavoratori dei servizi pubblici

Oggi i referenti modenesi di Cgil (Daniele Dieci), Cisl (Rosamaria Papaleo) e Uil (Luigi Tollari) son stati ricevuti dal Prefetto Camporota per discutere di un tema delicato e particolarmente significativo per i servizi pubblici. Il disegno di legge delega in materia di appalti pubblici è infatti  stato approvato in prima lettura dal Senato in data 9 marzo 2022. Ad una valutazione positiva rispetto ad alcuni dei contenuti presenti in tale testo si aggiunge però una forte preoccupazione sindacale per quanto riguarda la cosiddetta clausola sociale.

"Il disegno di legge, infatti, presenta una norma negativa e particolarmente grave che vanifica quanto fatto di positivo: introduce cioè la facoltà – non già l’obbligo – di inserire clausole sociali nei bandi di gara. Una configurazione del dettato normativo che, se confermata, segnerebbe un pericoloso arretramento in termini di tutela per lavoratrici e lavoratori e un ingiustificato passo indietro di ben sei anni", si legge nella lettera che i sindacat hanno presentato al Prefetto.

VIDEO | Appalti. Sindacati: "Un pericoloso passo indietro in termini di tutela per lavoratori"

"Riteniamo profondamente sbagliato, e per questo da correggere, inserire tale facoltà quando il Codice dei Contratti Pubblici, all’art. 50, prevede l’obbligo di inserimento di specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità e continuità occupazionale del personale impiegato, obbligo mai contestato in alcuna sede; obbligo che inoltre è la massima garanzia di mantenimento della qualità degli stessi servizi e che rischia di vanificare anche tutti gli altri principi inderogabili sopra richiamati - prosegue la missiva - L’applicazione di questa modifica, se confermata, avrà ricadute pesantissime per migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che operano negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera, occupati in comparti essenziali: ospedali, strutture socio-sanitarie, scuole, ministeri, uffici pubblici".

Secondo Cgil Cisl e Uil, dunque, la misura "lede un altro principio che come organizzazioni sindacali non possiamo intaccare, quello della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, delle loro competenze, della loro professionalità e del loro impegno". Da qui l'appello istituzionale a riflettere e rivedere questa misura, che solo nel modenese rischia di rilevarsi devastante per almeno un migliaio di lavoratori.
 

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