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L'indagine | Divario digitale, tecnologie "proibite" per la metà degli over 65 modenesi

Lo rivela una interessantissima indagini di SPI /Cgil e Federconsumatori sul digital divide. Differenze da non sottovalutare anche per classi di età, genere e territori di residenza

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Se la digitalizzazione promette di semplificare la vita quotidiana in tantissimi tipi di servizi, vale sempre la pena ricordare che esiste un rovescio della medaglia. Se sempre più servizi si possono ottenere con uno smartphone (e talvolta solo in quel modo), che ne è di coloro i quali non hanno accesso alle competenze necessarie ad usare tutte le potenzialità di uno smartphone? E' il grande tema del "divario digitale", spesso dimenticato o sottovalutato, ma anche difficile da gestire in un mondo in cui le tecnologie digitali corrono molto veloci anche per i più competenti.

Per due mesi SPI CGIL e Federconsumatori di Modena hanno ascoltato le voci, i pareri, le storie di 1.257 uomini e donne over 65, residenti in tutti i comuni della nostra provincia. Le associazioni hanno così dato vita all'indagine “Esclusi”, un racconto del digital divide, sotto forma di numeri, tabelle e analisi, di una emergenza: quella del divario digitale. Mancava, nella nostra provincia, un tentativo di mappatura del divario digitale nella popolazione anziana; una mappa che registrasse le specificità, le differenze territoriali, di genere, anagrafiche di un fenomeno che ha cambiato – a volte in peggio - la vita di milioni di persone, anziane ma non solo.

Anziani spaesati, i numeri

La metà campione analizzato dichiara, in modo netto, di non essere in grado di utilizzare le nuove tecnologie. Trasferire questo dato sulla demografia vorrebbe dire che sono “scollegati” 82.000 cittadini e cittadine over 65 della provincia di Modena, un territorio dove i maggiorenni sono 592.000. Quattro persone su cinque – un dato per molti versi clamoroso - dichiarano di non essere interessate né all’utilizzo delle nuove tecnologie, né ad eventuali percorsi di formazione. Formazione che invece viene chiesta da un quinto degli anziani che ci hanno detto di non utilizzare le nuove tecnologie.

A loro va accostato il 36% del campione complessivo, corrispondente a 60.000 uomini e donne modenesi oltre i 65 anni, che con varie gradazioni si “arrabatta”, facendosi aiutare soprattutto da familiari, riconoscendo i propri limiti di apprendimento, faticando a stare al passo. Comunque, sforzandosi e riconoscendo l’importanza dei processi di digitalizzazione. Infine, un 15% del campione, fatto non soltanto della parte più giovane, e che corrisponde a 25.000 cittadini/e over 65, dichiara di riuscire a muoversi autonomamente e senza difficoltà tra le nuove tecnologie.

Al 50% del campione, che dichiara di avere un rapporto significativo con la Rete di varia intensità, sono state chieste le modalità con le quali hanno nel tempo costruito le proprie competenze, sia autonome che guidate. Il 47% ha risposto tramite parenti e amici, il 35% ha dichiarato di essersi formato da solo, il 10% grazie a soggetti privati e associazioni. Assai modesto invece il peso dei corsi di alfabetizzazione informatica organizzati dal pubblico, con solo un 2,9% (ma della metà della platea complessiva).

L'attitudine verso le nuove tecnologie-2

Donne sfavorite, Appennino e Bassa in ritardo

Il ricercatore statistico di Federconsmatori, Massimiliano Vigarani, ha costituito l'indagine intorno ad un valore denominato indice di coesione digitale (ICD), con il quale è stato possibile descrivere le varie attitudini degli intervistati. Dal'analisi emerge una differenza di genere di genere, sfavorevole in ogni sua parte alla componente femminile; è maggiore tra le donne il dato di chi non utilizza le nuove tecnologie, è minore l’accesso ai servizi digitali, mentre sono maggiori le difficoltà anche tra la parte che utilizza Internet in parziale autonomia.

Più atteso e scontato il divario tra le fasce d’età degli anziani, con l’utilizzo di internet (anche guidato) che nella fascia d’età 65-69 è del 77%, mentre scende al 12,5% a 85 anni e oltre. Ma attenzione, dire che quasi un quarto dei pensionati nella fascia 65-69 non usa la Rete, fa immaginare che un attento esame delle fasce d’età inferiori potrebbe consegnare numeri non tranquillizzanti anche nel resto della popolazione, in particolare nella fascia 50/65 anni.

Tornando alla popolazione anziana, uno dei dati inattesi della nostra indagine è la scoperta di un forte divario a carattere territoriale, che non corrisponde del tutto ai dati economici, almeno a quelli attuali. Ben dieci punti separano la zona dove l’indice di coesione digitale è peggiore, Mirandola e l’Area Nord, con la zona dove l’indice è migliore, Vignola e le Terre di Castelli. Entrambi sono dati sorprendenti e da interpretare, mentre nella parte bassa si classificano le zone di Pavullo e Sassuolo, mentre Modena è al di sopra della media provinciale. Carpi e Castelfranco sono invece prossime alla media.

Cruscotto del divario digitale-2

Problemi concreti

Ma quali sono nel quotidiano le difficoltà maggiori e le soluzioni che cercano gli over 65 modenesi. In generale, fra le problematiche e le esigenze maggiormente indicate si registra sicuramente l’esigenza di avere soluzioni hardware e software semplificate e dedicate alla popolazione anziana. Per molti degli intervistati servirebbero "strumenti di comunicazione e di connessione digitale semplici, specificamente pensati per l’uso da parte degli anziani" oppure un "ambiente semplificato specificamente pensato per l’uso da parte degli anziani".

Da non sottovalutare anche il fatto che tanti hanno (coscienziosamente) timore dei rischi connessi a tentativi di frode o furto di dati personali. Oltre il 43% degli intervistati sottolinea poi che si dovrebbe "rendere disponibile il WiFi libero su più aree, anche residenziali o su singoli fabbricati (es. edilizia resid. pubblica, ecc.)".

Con riferimento allepersone che eseguono attività sui siti di servizio, anche suppportati da famigliari e conoscenti,  si registrano come modalità principali il possesso di credenziali SPID (88,4%), per l’accesso al Fascicolo Sanitario elettronico (88,1%), ad un Istituto di Credito (65,8%) e per l’INPS (57,1%). Circa un quarto dei rispondenti ha eseguito la registrazione al sito di Servizio da solo e non ha problemi nell'utilizzo. Il 25,7% ha avuto bisogno di supporto solo nella fase di registrazione mentre il 30,7% degli intervistati ha avuto necessità nella fase di registrazione e continua ad averne per l’utilizzo delle funzionalità del sito. Il 19,1% evidenzia che le proprie credenziali sono gestite totalmente da personale di supporto.

In merito al peggioramento dei servizi dovuti alla progressiva migrazione verso strumenti online, gli ambiti piàù critici per gli intervistato sono le banche, seguiti a ruota da Ausl e strutture sanitarie in genere e poi dalle pubbliche amministrazione ed enti locali.

"E' necessario mobilitarci"

Con questo rapporto SPI CGIL e Federconsumatori lanciano una campagna territoriale sul tema dei diritti digitali degli anziani e per il mantenimento dei servizi fisici. "Ci opporremo, anche a livello locale, a logiche che vedano i processi di digitalizzazione e dematerializzazione dei servizi crescere ancora, indipendentemente dal numero di persone in grado di seguire queste evoluzioni. Lo faremo con i nostri volontari ed attivisti, determinanti nella riuscita di questa indagine, che ringraziamo calorosamente per quanto fatto. Attivisti con i quali, negli ultimi due anni, abbiamo aperto 34 sportelli in 28 comuni per il rilascio gratuito dell’identità SPID, in collaborazione con Lepida. Un successo, con quasi 5.000 SPID rilasciati; una esperienza unica per dimensioni nella nostra provincia. Sportelli rapidamente diventati il riferimento di migliaia di anziani per le problematiche digitali più varie", spiegano.

E' possibile consultare QUI il report completo.

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