Lavoro nero, l'Emilia è prima in Italia per numero di lavorarori irregolari
Lo certifica il Report dell'INL- Ispettorato Nazionale del Lavoro sui dati dell'anno scorso. Trasporti, servizi e attività immobiliari i settori più critici
E' stato pubblicato ne i giorni scorsi il Report dell'INL-Ispettorato Nazionale del Lavoro che contiene gli esiti delle attività ispettive dell'anno passato. Una relazione pesantissima sul riscontro del lavoro irregolare, non certo per le 257 pagine di dati e valutazioni, ma per gli esiti di una preziosa vigilanza ispettiva che a livello nazionale è entrata in circa 85mila imprese, rilevando irregolarità nel 69% dei casi e con un durissimo incremento che si scarica sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori: un anno appena trascorso che ha visto un +17% nelle irregolarità previdenziali/pensionistiche e un ben +42% per illeciti assicurativi.
Ispezioni che hanno permesso di passare ai raggi x la situazione di circa 172.000 lavoratori in tutto il Paese, dei quali ben il 26% erano occupati "in nero".
Tra i dati che più interessano il nostro territorio ve ne è uno in particolare che desta non poca preoccupazione e meglio che in altri territori riesce a fotografare la situazione del sommerso: il numero totale di lavoratori irregolari scoperti durante le ispezioni.
La classifica dei "tassi di irregolarità riscontrati" ci vede al 62,5% ed al di sopra della media nazionale, superando Campania, Lazio, Piemonte, Puglia. I settori produttivi che in Emilia Romagna presentano il più elevato tasso di irregolarità nel lavoro, sono così riportati: Trasporto e Magazzinaggio con il 74,2%; poi Servizi, Ristorazione e Alloggi intorno al 73%; attività Immobiliari con 72,7% e il 62,3% nell'Industria manifatturiera.
Dai dati precedenti deriva quindi la mappa regionale per il "numero dei lavoratori vittime delle violazioni accertate". L'Emilia Romagna è la prima regione con 6.521 dipendenti colpiti. E dopo ci sono Lombardia, Lazio e Campania.
Il Report evidenzia anche il riscontro delle imprese che sfruttano il "ricorso fittizio alle tipologie contrattuali, dei tirocini formativi e dell'apprendistato". Tali violazioni si concentrano in Sardegna per il 25% e subito al secondo posto in Emilia Romagna col 24,5%. I reati sul lavoro più 'moderni', quali le "illecite esternalizzazioni" e soprattutto "distacchi transnazionali" fittizi/fasulli, che si basano su pratiche illegali per la delocalizzazione, anche verso Paesi stranieri di pezzi di impresa vedono la nostra regione al quarto posto dopo Campania, Lombardia e Veneto.
Sul fronte delle coop fasulle/spurie le ispezioni hanno riscontrato a livello nazionale un tasso di irregolarità del 69%. In Emilia Romagna questo tasso vergognoso sale al 72% delle coop ispezionate, rilevando il 33,9% di lavoratori irregolari e con una fuga di ben 3,96 milioni sui mancati versamenti previdenziali.
"Dati pesanti che colpiscono l'intera società emiliano-romagnola, la nostra sana economia e la legalità, perché spingono alle truffe evasive fiscali e, a seguire, al riciclaggio, aprendo porte agli investimenti malavitosi e mafiosi - commenta il sindacalista Cgil Franco Zavatti, che da sempre segue gli aspetti della legalità connessi al mondo del lavoro - Il lavoro irregolare e illegale non può restare un problema prevalente solo per il sindacato che, ogni giorno, si scontra con i tristi problemi dei lavoratori vittime di sfruttamento in nero, o sottopagato, con l'evasione dei contributi che darebbero la sacrosanta pensione, invece colpita. L'attuale campagna elettorale dovrebbe concentrarsi ben di più su questi pezzi neri di realtà, specie in questi nostri territori".