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Martedì, 30 Aprile 2024
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Liste d'attesa a Modena, sempre pù richieste e meno risorse. Poco spazio alle illusioni

I numeri modenesi lasciano poco spazio ad interpretazione: domanda e offerta faticheranno sempre di più ad incontrarsi. Almeno nel pubblico. Il piano dell'Ausl per rendere più efficiente il sistema

La "cabina di regia provinciale per specialistica ambulatoriale" è una delle voci in cima alla lista delle priorità dell'Azienda Usl di Modena. Il tema delle liste di attesa per le visite specialistiche, per esami diagnostici e per gli interventi chirurgici programmabili è come noto di grande impatto per i cittadini e le aziende sanitarie sono impegnate nel difficile obiettivo di migliorare un sistema che mostra enormi lacune. Inutile dirlo, il periodo Covid ha indebolito gravemente un meccanismo di per sè fragile, allungando ulteriormente i tempi di attesa, fino a rendere addirittura non disponibili le prenotazioni per alcune specialità.

Il Piano Integrato di Attività ed Organizzazione (PIAO) che l'Ausl di Modena ha approvato alcuni giorni or sono permette di avere alcuni numeri precisi e di comprendere come si stia muovendo la sanità locale per gestire il problema. Partiamo con l'evidenziare che l’offerta CUP di prestazioni di specialistica ambulatoriale nel 2022 è aumentata rispetto al 2021, pur non essendo ancora tornata ai valori del 2019: le prenotazioni per visite ed esami oggetto di rilevazione regionale per i tempi di attesa con data di appuntamento nel 2022 sono state complessivamente 648.575 rispetto alle 590.875 prenotate nel 2021 e alle 711.802 prenotate nel 2019. Un salto importante fra il 2021 e il 2022 che non ha trovato adeguato riscontro nell'offerta messa in campo dalla sanità modenese.

Manca il personale per sostenere l'offerta

La legge sovrana del mercato, volendo banalizzare, vale anche per questo settore. Il nostro territorio presenta problemi per entrambi i lati della medaglia. LAusl mette in chiaro: "La principale criticità rispetto al ripristino dei volumi di offerta CUP del periodo preCovid è determinata dalla carenza di specialisti e dalla difficoltà di reperimento delle risorse professionali necessarie per garantire il turnover medico. La carenza nel reperimento di alcuni specialisti (oculisti, dermatologi, fisiatri, pneumologi, radiologi …) rappresenta un reale problema all’incremento dell’offerta di prestazioni critiche".

Il problema è noto e riguarda la reperibilità di medici a 360 gradi: dai ginecologi che non possono garantire i funzionamenti dei punti nascita periferici, ai medici di"di famiglia" che vanno in pensione senza che ci siano collegi a sostituirli. Anche per quanto riguarda la specialistica, la sanità pubblica si trova a corto di personale - l'Ausl ha individuato una carenza di 51 specialisti in provincia - e impossibilitata quindi a rinfoltire i calendari delle visite prenotabili.

Uno dei temi principali riguarda i compensi dei professionisti, troppo bassi rispetto ai "concorrenti" della sanità privata. Sempre meno medici sono quindi disponibili a lavorare nel pubblico. Una tendenza per la quale non si intravedono soluzioni all'orizzonte. Anzi. L’andata a regime, prevista per il 2024, del nuovo nomenclatore tariffario nazionale che prevede una riduzione (minima) della tariffa delle visite, renderà ancor più difficile il contesto all’interno del quale cercare di reperire le figure carenti. Varrebbe poi la pena citare in questo contesto le cosiddette viste intra moenia - che per alcuni andrebbero abolite - ma ciò richiederebbe un'analisi a parte.

Una domanda "incontrollabile"

L'altro lato della medaglia riguarda appunto la richiesta di visite specialistiche e di esami (vale anche per le analisi di laboratorio): i modenesi attingono tanto, forse troppo dalle risorse della sanità. Il numero di richieste, come visto, è davvero elevato, così come lo è ad esempio quello di accesso ai Pronto Soccorso, il più alto della regione. Il tema non è di semplice lettura e sicuramente può presentare aspetti controversi, ma da tempo i vertici della sanità locale insistono sulla necessità di guidare la domanda per cercare di aumentare l'appropriatezza delle richieste.

Il lavoro fatto finora, tuttavia, non ha dato i risultati sperati, come hanno recentemente spiegato anche i Direttori Generali di Ausl e Aou. Lavoro che passa obbligatoriamente dalla sensibilizzazione dei medici di famiglia, ovvero chi prescrive le visite specialistiche.

In quest'ottica l'Ausl ha avviato e poi potenziato il progetto “Specialista on call” (SPOC): "Nell’ottica di migliorare la presa in carico dei pazienti tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie, è proseguita l’erogazione delle prestazioni organizzative a distanza (“colloquio in videochiamata” e “colloquio telefonico significativo”) da parte di AUSL, AOU e Ospedale di Sassuolo, per un totale di 12.734 prestazioni effettuate da medici e 9.496 da altro personale sanitario (+56% rispetto al 2021)", si legge nel PIAO.

Gli esami diagnostici "pesanti"

Un discorso a parte meritano gli esami di diagnostica pesante, Tac e Risonanza magnetica, che per la loro importanza diagnostica sono un altro punto debole del sistema. "Per le tipologie di TAC e RM monitorate a livello regionale le prestazioni prenotate a CUP nel 2022 sono aumentate rispetto sia al 2021 sia al 2019. In questo ambito si inserisce anche la collaborazione con l’AOU e l’Ospedale di Sassuolo che, per favorire un utilizzo più efficiente degli spazi macchina, ha consentito da un lato a professionisti AUSL dell’area sud di svolgere attività presso la nuova RM del Policlinico, dall’altro lato a radiologi dell’Ospedale di Sassuolo di erogare prestazioni TAC presso l’Ospedale di Pavullo". 

In questo ambito l'Ausl ha lavorato ad una forte razionalizzazione: "Grazie agli sforzi compiuti e alle attività poste in essere a livello provinciale, l’indice di performance dei tempi di attesa per le prenotazioni con priorità di accesso D relative alle viste e agli esami diagnostici oggetto di rilevazione ha raggiunto l’obiettivo regionale, arrivando nel complesso al 94% nel mese di dicembre 2022".

Soluzioni organizzative, non strutturali 

Il già citato Piano Integrato di Attività ed Organizzazione propone la strategia dell'Azienda sanitaria modenese per migliorare le situazioni sopra analizzate. Lo fa, a onor del vero, in modo abbastanza generico e opaco, senza scendere nel dettaglio delle decisioni che saranno demandate a cabine di regia interaziendali.

Tra le soluzioni principali vi è la "committenza «di sistema» nei confronti dei produttori pubblici (AOU e NOS) e privati accreditati finalizzata a garantire un’offerta diffusa e aderente agli standard previsti per volumi e tempi di erogazione", insieme alla "revisione in corso d’anno dei volumi dell’offerta dell’AOU di Modena, Ospedale di Sassuolo e del Privato Accreditato al fine di rispondere alle criticità emergenti (contratto di fornitura)". Una revisione dell'offerta che partirà dal confronto con le altre strutture pubbliche e private anche per rispondere meglio ai "picchi" delle urgenze settore per settore. In quest'ottica proseguirà anche la revisione del Catalogo provinciale delle
prestazioni di specialistica ambulatoriale attivabili in urgenza, il cui ultimo aggiornamento risale al settembre 2022.

Si prevede anche l'introduzione di "modelli innovativi di task shifting o che vedano il ricorso alla telemedicina o al governo dei controlli con presa in carico della cronicità volti a garantire l’appropriatezza delle prestazioni e rendere più efficace ed efficiente il sistema dell’offerta". Infine si continuerà a lavorare sulla tanto agognata appropriatezza della prescrizione, sperando di intravedere qualche risultato.

La speranza è ovviamente che le misure previste possano dare segnali positivi, ma un sano bagno di realismo non guasterebbe. Soluzioni definitive all'orizzonte non se ne intravedono: il problema delle risorse carenti è troppo preponderante per sperare di raddrizzare il sistema e garantire disponibilità di visite e tempi di attesa che i cittadini spererebbero di trovare.

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