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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Settore carni e dintorni, i sindacati: "No ad un contratto di serie B targato Cremonini"

Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil criticano tre associazioni di imprese che vorrebbero un nuovo tipo di contratto per il settore zootecnico

Sotto l'insegna di Confindustria, tre associazioni di categoria del settore alimentare (spicca come attore protagonista il gruppo Cremonini) stanno promuovendo "un contratto di serie B", quasi "un sottocontratto", nel tentativo di "ridurre salari e diritti dei lavoratori", determinando un precedente che porterebbe ad "uno spezzatino" del contratto collettivo nazionale di settore. Invece che fantasticare, quindi, gli imprenditori "dissidenti" o "scissionisti" pensino a firmare il contratto nazionale del 2019 preparandosi, in vista della trattativa ad hoc al via a Roma dal 25 luglio, a rinnovarlo.

È la posizione dei sindacati confederali del settore agroalimentare dell'Emilia-Romagna (Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil) di fronte a quella che definiscono una fuga in avanti da parte di tre associazioni del settore, sulle 17 presenti in totale: Assocarni (prima lavorazione di carni bovine e suine), Assalzoo (mangimi) e Italmopa (mugnai). Non solo non hanno sottoscritto l'ultimo rinnovo del contratto nazionale Industria alimentare in scadenza (riguarda 465.000 addetti in Italia, di cui oltre 55.000 addetti in Emilia-Romagna), ma ora dunque vorrebbero 'strappare', rivendicando la necessità di un contratto di settore di filiera della zootecnia (dai mangimi, appunto, alla prima lavorazione delle carni). In tutto questo, "il grande player di questa partita", lo definiscono così i sindacati oggi in conferenza stampa, è il gruppo Cremonini (Inalca, Gescar, Fiorani solo per quanto riguarda gli insediamenti in regione) che impiega il 30% degli addetti complessivi di queste tre associazioni in Emilia-Romagna e oltre il 70% del settore della prima lavorazione delle carni (Piacenza, Reggio Emilia e Modena).

A maggior ragione, a fronte di andamenti 2018-2021 più che buoni per il comparto (valore aggiunto +33,6%; fatturato +18,1%; risultato operativo +17,7%; Ebitda +21,8%), i sindacati chiedono che non vengano compressi diritti e salari, con la trovata del sottocontratto (che costringerebbe un domani a intavolare trattative in ogni singola azienda, o quasi).

"Siamo convinti- spiega Valerio Bondi, segretario generale Flai-Cgil Emilia-Romagna- che i lavoratori e le lavoratrici del settore dell'industria e della cooperazione alimentare abbiano diritto ad un giusto rinnovo del contratto nazionale in scadenza, in tempi certi", visto fra l'altro che l'inflazione ha già aumentato del 30% il costo del carrello della spesa e "ha fatto lievitare i profitti" delle aziende.

"Il valore del lavoro e delle persone che lavorano è fondamentale e le stesse aziende dovrebbero favorire percorsi che portino ad intese rapide e condivise invece di ostacolare questo percorso", ammonisce Daniele Saporetti della Fai-Cisl Emilia-Romagna, mentre Sergio Modanesi, segretario regionale Uila-Uil, evidenzia: "Storicamente il contratto dell'industria alimentare si rinnova alla scadenza e unitariamente, racchiude in sé tutte le associazioni di tutti i settori ed è l'unico applicabile a livello nazionale. Non c'è spazio per i dissidenti". (DIRE)

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