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Domenica, 28 Aprile 2024
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Gruppo Hera, scatta la rivolta sindacale. Aperto lo stato di agitazione

Sulpiatto alcuni elementi molto concreti per quanto riguarda la vita lavorativa dei dipendenti e una critica più complessiva all'operato della multiutility, accusata di una "mutazione genetica". L'azienda disponibile ad un incontro

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Appare evidente la volontà del Gruppo Hera di continuare a snaturare il proprio indirizzo, originalmente assegnatogli dalle proprietà, di essere azienda di servizi essenziali per la comunità e trasformarsi in una mera stazione appaltante, con una esclusiva vocazione finanziaria limitata alla gestione dei contratti di servizio". Per questo motivo i sindacati e i delegati della utility, dopo l'incontro in cui dicono di non aver avuto le risposte che speravano di sentire, hanno deciso di formalizzare l'apertura dello stato di mobilitazione di tutto il personale e di attivare "una serie di iniziative mirate ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica". Nei prossimi giorni verranno effettuate le assemblee in tutti i luoghi di lavoro.

"Auspichiamo che l'azienda rivaluti le proprie posizioni; la mobilitazione è per noi uno strumento e non il fine ultimo che, invece, rimane sempre l'esigibilità delle relazioni sindacali e la crescita sana del Gruppo Hera per un lavoro e un servizio di qualità", mandano a dire le sigle di Cgil, Cisl, Uil e Cisal (Filctem e Fp, Femca, Fit e Flaei, Uiltrasporti e Fiadel) in un comunicato che titola "E' rottura. L'azienda rifletta". L'altro fronte su cui i rappresentanti dei lavoratori si attiveranno per segnalare la temuta 'mutazione genetica' di Hera è quello dei soci pubblici: "Chiederemo alla proprietà pubblica di esercitare il proprio ruolo di controllo e indirizzo strategico; non è più tollerabile che le risorse siano orientate quasi esclusivamente alla crescita del titolo, piuttosto che agli investimenti, allo sviluppo industriale, alla cura del territorio e alla crescita professionale ed economica del personale diretto e indiretto. È assolutamente indispensabile un cambio di rotta".

L'approccio "finanziario" di Hera è "strategicamente sbagliato: le multiutilities dovrebbero avere un ruolo robusto e centrale nella gestione delle politiche energetiche e ambientali", con investimenti per la transizione ecologica e sociale, "con al centro le persone e i lavoratori", insistono i sindacati che nei giorni scorsi avevano già firmato un comunicato che lamentava una discussione su questi temi considerata non soddisfacente. Il confronto va avanti da ottobre ma "la direzione aziendale del Gruppo Hera ha reso sterile questa opportunità non entrando nel merito delle questioni", dicono le sigle, "e non lasciando nessun dubbio sulla scarsa volontà mostrata di risolvere i tanti problemi, tra cui perimetri contrattuali, appalti, organici, sviluppo professionale, smart-working, auto a casa e salute e sicurezza". Invece di "risposte nel merito" è arrivata "solo una vaga disponibilità ad intraprendere un percorso evanescente orientato alla riduzione delle risorse economiche per la contrattazione a vantaggio dei dividendi erogati agli azionis

Il Gruppo Hera, dal canto suo, prende atto "con rammarico" delle dichiarazioni e ribadisce "la disponibilità nel proseguire i tavoli di confronto, come già confermato durante i numerosi incontri svolti, con la volontà di intraprendere un percorso condiviso improntato alla massima trasparenza, alla piena collaborazione e apertura al dialogo".

L'azienda rivendica quindi un importante piano di investimenti pari a 4,4 miliardi di euro (in aumento del 10% rispetto al precedente documento strategico) nel prossimo quinquennio e un valore economico distribuito nei territori nei quali opera il Gruppo pari a 10 miliardi di euro. "C'è l’intenzione di calendarizzare una serie di incontri dedicati a ciascuno dei temi sollevati dalle parti sindacali, al fine di confrontarsi nel merito delle proposte di entrambe le parti e arrivare a un’intesa comune, anticipando già entro l’estate l’aggiornamento del contratto integrativo aziendale, in scadenza a fine anno, per il triennio 2025-2027", si legge in una nota.
 

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