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Violenza in carcere, il sindacato UILPA: "Chi sa parli con i magistrati"

Il sindacato della Polizia Penitenziaria critica quanto pubblicato sul Domani circa le presunte violenze al Sant'Anna al termine della rivolta del 2020

Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, interviene in merito all’articolo pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano Domani a firma di Nello Trocchia, che ha raccolto la testimonianza di un agente testimone indiretto di presunte violenze sui detenuti da parte delle guardie carcerarie modenesi al termine della rivolta poi sfociata in strage dell'8 marzo di due anni fa. "Ferma restando la libertà di stampa e del giornalismo d’inchiesta, di cui l’autore è autorevole interprete, pensiamo che ci si debba affidare alle responsabilità e alla perizia degli organi inquirenti e di quelli che eventualmente saranno chiamati a giudicare e non trarre conclusioni affrettate e alimentate da dichiarazioni estemporanee, tutte da verificare”.

Il sindacato è quindi critico nei confronti delle dichiarazioni che rappresentano chiaramente uno scandalo per la categoria. 

Detenuti pestati dopo la rivolta a Modena, la testimonianza di un agente

“La magistratura ha già archiviato alcuni filoni d’indagine, altri, per quanto se ne sappia, sono ancora in corso. Chi ha notizie in merito, tanto più se agente o ufficiale di polizia giudiziaria, dunque con specifico obbligo di farlo, riferisca immediatamente agli inquirenti. Altrimenti, non solo non è credibile, ma rischia di commettere molteplici reati. Dal canto nostro, conoscendo la professionalità, l’attaccamento ai valori costituzionali e il diuturno sacrificio degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, riponiamo incondizionata fiducia nella magistratura auspicando che tutto venga chiarito al più presto”, aggiunge De Fazio.

Spiega il leader sindacale: “Al carcere di Modena al momento della rivolta, iniziata l’8 marzo 2020 e conclusasi il giorno seguente, vi erano un sovraffollamento detentivo del 56 per cento, una pesante carenza di personale di Polizia penitenziaria e molte deficienze organizzative. La sommossa è stata di ferocia inaudita, è stata tentata l’evasione di massa e sono stati di fatto sequestrati appartenenti alla Polizia penitenziaria, operatori sanitari e anche ristretti che non vi hanno preso parte. Nei soli trenta giorni precedenti all’8 marzo vi erano già stati ben oltre 100 eventi critici. All’edificio sono stati causati danni per quasi 2 milioni euro. In tutto questo il Corpo di polizia penitenziaria, nonostante il sottodimensionamento organico, l’inadeguatezza degli equipaggiamenti e la disorganizzazione ancestrale dell’Amministrazione penitenziaria, ha opposto una tenace resistenza a difesa delle istituzioni democratiche e ha impedito conseguenze ulteriori, bloccando anche i violenti tentativi di evasione. Lo ha fatto, per quanto ne sappiamo e per come sinora emerso pure dalla relazione conclusiva redatta dalla Commissione incaricata delle indagini ispettive sulle rivolte di quel periodo, presieduta da Sergio Lari, anche mediante l’utilizzo legittimo della forza”.

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