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Pestaggi in carcere, l'ombra dell'archiviazione incombe sui fatti del Sant'Anna

Alla luce delle informazioni acquisite in due anni di indagini la Procura di Modena ha chiesto l'archiviazione del fascicolo relativo alle presunte violenze degli agenti sui detenuti, ma c'è chi chiede che si vada a processo

L'8 marzo 2020 è stato un giorno drammatico per Modena. Nel giorno della vigilia del primo lockdown, l'attenzione dell'Italia intera si è spostata per un attimo sul fumo nero che si levava al di sopra della Casa Circondariale Sant'Anna. Un attimo, appunto: l'attenzione sul rogo, l'assalto alla farmacia del carcere, i soccorsi, l'evacuazione, i trasferimenti, i morti, si è dissolta con il fumo che l'aveva attirata.

La Procura ha aperto diverse inchieste sulle vicende dell'8 marzo, prima tra tutte quella relativa agli otto (più uno, Salvatore Sasà Piscitelli) morti, che è stata archiviata nel giugno del 2021: tutti e otto sono deceduti per overdose dopo l'assalto alla farmacia. La verità processuale sulle morti è già stata scritta, ma il resto? 

E' di ieri la notizia della richiesta di archiviazione della Procura anche sul secondo fascicolo, ovvero quello relativo alle presunte violenze che alcuni agenti della Polizia Penitenziaria avrebbero perpetrato ai danni di diversi detenuti durante le ore più angoscianti che la casa circondariale modenese abbia mai vissuto. Nel comunicato stampa della Procura, a firma del Procuratore Luca Masini, è scritto che tutte le fonti di prova acquisite in oltre due anni di indagine impediscono di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati.

Il - lecito - giudizio prognostico della Procura, va però a scontrarsi con l'altrettanto lecita volontà di proseguire con il dibattimento (che è d'altronde il momento naturale di formazione della prova) di chi ha sostenuto, e continua a sostenere, di aver visto i propri diritti intollerabilmente compressi da una serie di reati tra i quali figura anche la tortura. 

Le indagini sono state fatte ascoltando decine di persone tra informati sui fatti, agenti e detenuti, compresi quelli che avevano presentato gli esposti in cui denunciavano le violenze. A questi ultimi in particolare, è stato sottoposto un album fotografico contenente circa duecento fotografie di agenti della penitenziaria, tra i quali era chiesto loro di individuare i propri (presunti) aguzzini. Tale richiesta è pervenuta a distanza di mesi, se non anni, dai fatti, complici le denunce spesso presentate svariato tempo dopo la rivolta per timore di ripercussioni, e ha dato scarsi risultati: "versioni discordanti circa [...] gli agenti della Polizia Penitenziaria dai quali sarebbero stati asseritamente percossi". "Versioni discordanti" sarebbero anche emerse riguardo luoghi e modalità, mettendo in evidenza secondo la Procura una "sostanziale inattendibilità dei racconti forniti".

Un racconto però, nemmeno se corroborato da un riconoscimento fotografico, sarebbe stato sufficiente a propendere per l'una (archiviazione) o per l'altra (prosecuzione delle indagini) tesi. Sicuramente, se ci fossero state le telecamere, sarebbe stato tutto più semplice, vuoi per gli agenti, vuoi per i detenuti: ma "non è stato possibile acquisire alcun documento video riproducente gli accadimenti denunciati in quanto non disponibile".

Qual è stato allora l'elemento che ha fatto propendere gli inquirenti per la prima tesi? Probabilmente il fatto che "i denunciati 'pestaggi' ad opera della Polizia Penitenziaria che gli esponenti avrebbero subito non hanno trovato adeguato riscontro nella documentazione sanitaria acquisita" dalla Procura. Sarebbe interessante capire quali siano i confini dell'adeguatezza del riscontro. L'Avv. Luca Sebastiani, difensore di due (ormai ex) detenuti, ha dichiarato infatti che "quello che è stato denunciato trova purtroppo conforto nei referti sanitari del giorno dopo" quando ai suoi assistiti "sono state diagnosticate lesioni traumatiche importanti, tra cui la frattura di un polso o quella del naso". Feriti accidentalmente negli scontri? Feriti intenzionalmente dagli agenti? Se interverrà l'archiviazione, semplicemente non "adeguatamente" feriti.

Stabilire cosa sia realmente accaduto in quelle ore dolorose non è certamente cosa semplice: una vicenda così complessa e delicata però, meriterebbe forse un approfondimento processuale che possa fare luce sulle zone d'ombra inevitabilmente ancora presenti sui fatti dell'8 marzo 2020. 

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