Finale Emilia, inaugurato l’ottavo centro di comunità Caritas
Taglio del nastro per l'ultimo centri di comunità benedetto da mons. Antonio Lanfranchi. La soddisfazione del sindaco Ferioli: "In tanti sono venuti tra noi, non chiedendo nulla, soltanto offrendo"
Ottavo, e ultimo, centro di comunità benedetto oggi a Finale Emilia da mons. Lanfranchi, uno spazio che la parrocchia dedicherà ai giovani ed alla loro animazione. “Ma anche per la Messa – precisa don Roberto Montecchi - perché a molti fa ancora paura stare tra quattro mura di mattoni”.
Erano presenti don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, don Andrea la Regina, responsabile macroprogetti di Caritas italiana, il sindaco Fernando Ferioli, Marco Toti, direttore della Caritas di Frosinone, in rappresentanza delle 18 delegazioni Caritas del Lazio, gemellate con questa unità pastorale, e il parroco mons. Ettore Rovatti. Il sacerdote ha ricordato, con Manzoni, che il Signore non toglie mai una gioia ai suoi figli, se non per procurante una più grande. “Maria, che festeggiamo oggi, è l’immagine della Chiesa che non si lascia mai abbattere dal male e crede nel bene. La Caritas è l’immagine della gratuità, di colui che invita i poveri al banchetto, e noi la ringraziamo per il suo prezioso e lungimirante dono e per la presenza nel nostro territorio.
Il sindaco Fernando Ferioli, ricordando che la popolazione è ancora segnata, psicologicamente e materialmente, ha affermato che “Il terremoto mi ha permesso di cambiare idea: da un’immagine di Italia divisa tra i campanili, egoista ho invece scoperto un paese fatto da persone incredibili. In tanti sono venuti tra noi, non chiedendo nulla, soltanto offrendo; non siamo stati soli e questo per noi è stato fondamentale. Ci hanno dato la possibilità di costruire un’Italia migliore, una Finale migliore, una comunità che lascerà il suo segno per i prossimi secoli”. Don Francesco Soddu ha sottolineato come “la comunione sia l’ingrediente fondamentale di quanto è stato realizzato. Ero qui già il 21 maggio, e poi sono tornato nei mesi successivi, ho visto come le cose stanno cambiando, e vi faccio i miei complimenti perché lo spirito di comunione si è manifestato in questa comunità. La Caritas condensa la buona volontà di tutti gli italiani, e costruire comunione è segno della Trinità, dell’amore di Dio che si rende presente”. Mons. Lanfranchi ha ricordato la domanda che è risuonata anche ieri nella veglia di preghiera per la pace in Siria: che cosa può fare ciascuno di noi, che siamo inermi davanti a quello che accade?
“Abbiamo invece due armi formidabili – ha affermato – che sono il digiuno e la preghiera, potenti per costruire la civiltà dell’amore. Quello che è stato fatto qui, la chiesa, l’Oratorio, la Scuola materna, il Centro di comunità, è il frutto dell’impegno di tante persone, che oggi ringraziamo di cuore, perché hanno permesso questo miracolo. Festeggiare una nascita, come facciamo con quella di Maria oggi, significa fare in modo che ciascuno esprima le potenzialità che ha in sé. Questi spazi contribuiscono a far sì che ciascuno possa realizzare il mistero che porta in sé. Dopo il terremoto tanti trepidano per Finale, si sono creati legami buoni, fondamento della creazione della civiltà dell’amore”. Marco Toti, direttore della Caritas di Frosinone, a nome delle Caritas del Lazio ha donato una “conca” di rame alla comunità: “Con questa - ha ricordato – le donne andavano alla fonte a prendere l’acqua. Contiene il nostro augurio, che al centro di comunità tutti i cittadini di Finale possano venire, trovando acqua e portando qualcosa di sé”. Ai saluti sono seguiti la benedizione, il taglio del nastro e la celebrazione eucaristica, nella chiesa del Seminario.