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Cronaca

Accusò un giornalista di essere al fianco delle mafie, condannato il referente di Libera

Il Tribunale ha condannato Maurizio Piccinini per un commento su Facebook diretto a Giuseppe Leonelli, allora direttore del quotidiano prima Pagina, in merito ad un'inchiesta su Enza Rando

"Chi attacca Enza Rando con accuse tanto assurde quanto grossolane, si colloca oggettivamente al fianco delle mafie". Un commento su Facebook che è costato caro a Maurizio Piccinini, referente provinciale dell'associazione Libera di Modena nel 2016, epoca cui si riferiscono i fatti del processo che ieri è giunto a sentenza.

Piccinini è infatti stato condannato per diffamazione ai danni del giornalista Giuseppe Leonelli, ai tempi direttore del quotidianao modenese Prima Pagina e ora direttore del quotidiano online La Pressa. Leonelli, difeso dall'avvocato Umberto Rossi del Foro di Modena, ad agosto 2016 pubblicò una inchiesta nella quale, tra l'altro, venivano elencate le consulenze nell'orbita del centrosinistra modenese della ex vicepresidente nazionale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie Enza Rando, oggi senatrice del Partito Democratico.

Piccinini, a commento di quegli articoli, pubblicò su Facebook un post nel quale accusava appunto chi attaccava Enza Rando, in quel caso Giuseppe Leonelli, di essere di fatto un fiancheggiatore delle mafie. Il Giudice di Modena ha ravvisato in quelle dichiarazioni il reato di diffamazione condannando Piccinini a risarcire Leonelli per una cifra pari a 4mila euro, oltre al pagamento delle spese processuali.

"Una sentenza che conferma un principio chiaro, che non è possibile dare del fiancheggiatore delle mafie a un giornalista che scrive cose non gradite, neppure se al centro degli articoli di questo giornalista vi è una esponente nazionale di una associazione importante come Libera, impegnata nel fondamentale compito di contribuire a una cultura di contrasto alla criminalità organizzata", ha commentato Leonelli.

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