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Cronaca

Matteo Renzi a Modena senza peli sulla lingua

Il Senatore ha partecipato al Festival della Giustizia Penale di Modena. Partendo dal suo libro "Il Mostro" ha parlato del giustizialismo e della sua diffusione tra media e Procure

Il Senatore Matteo Renzi, ex Premier, Presidente di Italia Viva e neo Direttore de "Il Riformista" ha partecipato questa mattina al Festival della Giustizia Penale di Modena. In un'aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore gremita, alla presenza di professionisti, rappresentanti delle istituzioni, studenti e giornalisti, è stato protagonista di un incontro titolato "Il peso delle disfunzioni della giustizia sull'economia nazionale". 

Partendo dal contenuto del suo ultimo libro, "Il Mostro", pubblicato agli inizi del 2022 e aggiornato nel novembre dello stesso anno con numeri da record che egli stesso definisce scherzosamente "indicatori della crisi dell'editoria", l'ex Premier ha parlato della dicotomia garantismo-giustizialismo, riportando esempi ed innescando riflessioni a partire da una domanda: "il sistema italiano è garantista?"

Secondo Renzi, "la Costituzione lo è" ma, con il garantismo c'è un problema che riguarda "una piccola parte della magistratura, una media parte della politica, e una gran parte della stampa". Dalle parole del Senatore, emerge infatti come sul grantismo, non di rado prevalga il suo antagonista, il giustizialismo, inteso come idea di giustizia rapida e severa cui alcuni media fanno da cassa di risonanza. Per il Senatore, è proprio il giustizialismo - che altro non è che che una declinazione del populismo - ad aver portato alla sua "mostrificazione" agli occhi dell'opinione pubblica.

Nel suo libro Renzi racconta di essere felice, e di rifuggere il vittimismo, ma non nasconde - come ha ripetuto anche stamattina - che il pensiero dominante degli avversari politici, la stragrande maggioranza dei media e la foga unidirezionale dei social che lo hanno "mostrificato" abbiano fatto soffrire le persone a lui vicine. 

Nel suo intervento, durato più di un'ora, l'ex Premier ha riflettuto su diversi fatti di cronaca, personali e non. Parendo dalla storia di Enzo Tortora, travolto da una vicenda giudiziaria che Renzi ha definito "grottesca e assurda", l'ex Premier si chiede come sia possibile che "i PM che hanno compiuto un errore così grave, seguito da un accanimento ancora più grave, siano stati promossi dopo l'assoluzione (di Enzo Tortora, ndr)", e invita alla riflessione.

Di qui, l'affondo al Consiglio Superiore della Magistratura, definito "ipocrita" in riferimento alla scorsa consiliatura. "In politica, nel nostro paese, non ci sono più le correnti, mentre in Magistratura rimangono. Prendiamo la corrente di Magistratura Democratica" incalza "il Magistrato Nello Rossi, direttore della rivista di Magistratura Democratica nonchè guru della stessa, ha detto che occorra stringere un cordone sanitario intorno alle iniziative di Renzi. Se i magistrati (appartenenti a Magistratura Democratica) sanno che la propria carriera dipende dall'appartenenza correntizia, saranno liberi di giudicare?" chiede Renzi con una provocazione che non lascia spazio all'immaginazione. 

Come d'altronde all'interno del libro "Il Mostro", Renzi non risparmia nomi e cognomi di giornalisti, affermando che Marco Travaglio (direttore de Il Fatto Quotidiano) contribuisca a "spargere odio". In relazione alla recente pronuncia della Cassazione che ha visto concludersi la vicenda della cosiddetta "Trattativa Stato-Mafia" con una sentenza di assoluzione degli imputati, afferma con un gioco di parole che "il fatto non sussiste, ma il problema è che sussiste Il Fatto (Quotidiano, ndr)". 

Non solo la vicenda Tortora, la rivista di Magistratura Democratica, la Trattativa Stato-Mafia: Renzi non si tira indietro al momento di parlare delle vicende di "malagiustizia e giustizialismo mediatico" che lo hanno riguardato, e lo riguardano in prima persona. Qui lancia una stoccata anche alla politica: "quando hanno arrestato i miei genitori e sono andato in Senato, sono stato accolto dal senatore del M5S Dino Giarrusso che mimava il segno delle manette". Per riassumere in una frase il suo approccio al ciclone giuriziario e mediatico che lo ha travolto, cita l'insegnamento della nonna ultra centenaria: "male non fare, paura non avere". E chiosa: "se la mia colpa è di fare politica, sono colpevole". 

Per arginare il giustizialismo, Renzi afferma di essere pronto anche a sostenere i propri avversari politici: "Carlo Nordio è membro di un Governo a cui non voto la fiducia, ma se fa quello che dice di voler fare, sono contento. Se c'è da fare una cosa giusta io ci sto: anche se la propone la Meloni".

Quella di Renzi però, non vuole essere un'arringa contro media, magistrature e politica, e lo afferma sul finale: "La giustizia penale è una grande contraddizione del Paese: abbiamo avvocati, giudici, investigatori tra i migliori, ma viviamo uno scontro ideologico su questo tema. Se oggi fossimo capaci di pacificare il Paese e mettere al centro merito e qualità per le competenze che abbiamo saremmo in numeri uno al mondo".

Dopo un incontro e denso di nomi e temi scottanti, e appena prima di lasciarsi andare a qualche battuta sull'approdo della Fiorentina in finale di Conference League con i suoi sostenitori più giovani Renzi conclude con un messaggio: "Continuerò a combattere per una giustizia penale che sia più simile a quella di Beccaria e meno simile a quella di Marco Travaglio".

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