L'automobilista denunciato si difende: "Discriminazione razziale degli agenti"
Interviene il giovane automobilista denunciato dopo un controlli in Tangenziale nella primissima mattina di ieri. Il 26enne chiede le scuse degli agenti e ritiene che questi non avrebbero dovuto sottoporlo all'alcol-test
Ieri matttina intorno alle ore 5 gli agenti della Municipale sono intervenuti lungo la Tangenziale Pirandello, a fronte di un'auto ferma in una piazzola di sosta. Dopo una serie di accertamenti l'intervento si è concluso con una denuncia a piede libero a carico di I.K., un 26enne accusato di guida in stato di ebbrezza e di minacce.
Il diretto interessato, a 24 ore dai fatti e dalle notizie riportate sulla cronaca locale, ha deciso di intervenire in prima persona per alcune puntualizzazioni circa quanto accaduto. Innanzitutto un'incomprensione sulla nazionalità del 26enne: "Le mie origini non sono magrebine (come riportato in una nota stampa del Comune), ma medio-orientali, le stesse non risultano sui miei documenti poiché ho la cittadinanza italiana".
Il giovane chiede quindi le scuse degli agenti, ma si spinge oltre, illustrando la sua versione dei fatti: "Ci siamo fermati in tangenziale in quanto la persona che viaggiava con me stava male per stato di ubriachezza e ci ha pertanto chiesto di sostare nell'area apposita. Da quando gli agenti si sono fermati hanno dimostrato subito un atteggiamento di discriminazione razziale – prosegue – Da qui la mia reazione, essendo cittadino italiano, è stata quella di atteggiamento scostante".
Il denunciato spiega anche le proprie ragioni circa la riluttanza a sottoporsi al test per la verifica del tasso alcolemico: "Non ritengo che gli agenti mi potessero sottoporre all'alcol test, in quanto la macchina fosse ferma, spenta e con le chiavi disinserite. In più, essendoci resi conto de nostro stato non perfettamente lucido, abbiamo deciso di fermarci per lasciare passare qualche ora". Una versione differente da quella fornita a mezzo stampa dalla Polizia Municipale e sulla quale sarà evidentemente la giustizia ordinaria ad avere l'ultima parola.
