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Francesco Baraldi

Giornalista Modena

Quei ragazzi stranieri morti che non valgono il tempo di una conferenza stampa

L'arresto del presunto assassino della 35enne Alice Neri è stato accompagnato da una conferenza stampa alla presenza delle emittenti televisive nazionali, durante la quale Procura e inquirenti hanno raccontato con dovizia di particolari l'arresto del sospettato e alcune delle circostanze del delitto.

L'arresto dei presunti assassini del 16enne pakistano Muhammad Arham, accoltellato al parco Novi Sad a fine marzo, al pari del fermo dei due presunti killer di Friday Endurance, ucciso domenica scorsa in corso Vittorio Emanuele, sono valsi invece da parte della Procura due semplici comunicati stampa di venti righe ciascuno.

Pochi al di fuori del mondo dell'informazione e della giustizia sanno che dall'entrata in vigore della cosiddetta Riforma Cartabia la Procura di Modena (al pari di altre, seppur con differenze significative fra territori) ha completamente chiuso i canali di comunicazione con le testate giornalistiche, utilizzando di fatto come unico strumento sintetiche note stampa diffuse attraverso le forze dell'ordine.

La legge vieta infatti ai Procuratori di comunicare informazioni sulle indagini in atto, se non attraverso comunicati stampa o conferenze stampa, qualora i magistrati ne ravvisino "specifiche ragioni di pubblico interesse". Una enorme discrezionalità che, unita alla chiusura dei rapporti personali fra giornalisti e magistrati, porta a notevoli forzature e storture dell'informazione che giunge ai cittadini.

La discrezionalità è quindi tutta del Procuratore, il quale attraverso le proprie comunicazioni sceglie cosa può avere o non può godere di maggiore approfondimento. Lo dice la legge e a questo ci atteniamo, pur non condividendo. Sorge però spontanea la domanda: quali sono i criteri che il Procuratore adotta per scegliere se rendere pubblica o meno una storia nei suoi dettagli?

Nel nostro caso, perchè la morte della povera Alice è stata valutata più significativa per l'interesse pubblico rispetto a quelle di Muhammad e di Friday? Perchè in un caso mettere in mostra davanti alle telecamere i successi investigativi e gli altri relegarli invece a note scritte prive delle informazioni necessarie a contestualizzare il delitto? Perchè in un caso fornire dettagli sulle attività di un presunto assassino e negarli invece negli altri casi?

Domande che ovviamente non riceveranno risposte, motivo per il quale ognuno potrà costruirsi le risposte che predilige. Anche noi abbiamo la nostra. Ma non si tratta, precisiamo, di un capriccio da addetti ai lavori. Non si tratta di soddisfare il prurito macabro di qualche giornalista che chiede dettagli su un fatto di sangue, cosa quantomai lontana dalla linea editoriale di ModenaToday. Qui la questione non riguarda solo la stampa o il diritto di cronaca per cui i giornalisti lottano.

La questione assume una rilevanza ben più ampia. Il silenzio assoluto in cui le autorità si chiudono è un torto alla cittadinanza tutta. Contestualizzare un delitto aiuta a comprenderlo e ad accrescere la consapevolezza di quanto accade nella propria città. E' fondamentale analizzare fenomeni come l'immigrazione, lo spaccio di droga, l'accoglienza di giovani stranieri affidati alla comunità, anche e soprattutto se malauguratamente ci si trova di fronte a fatti di sangue. Non vi è in questo una specifica ragione di pubblico interesse?

Non è nostra intenzione mettere in dubbio la competenza di chi sta indaga sui delitti – anzi, i risultati eccellenti degli inquirenti sono sotto gli occhi di tutti - né sminuire la necessaria presunzione d'innocenza che, almeno formalmente, governa questo giro di vite sull'informazione. Ma come cittadini, ancora prima che come giornalisti, crediamo che Modena non meriti un simile atteggiamento di assenza e chiusura. Meriterebbe, al contrario, una presenza forte delle istituzioni, che deve passare necessariamente dalla trasparenza.

La trasparenza, tuttavia, è uno slogan che la politica utilizza solo quando fa più comodo. D'altronde, pur con colori politici diversi, gli ultimi Governi hanno lavorato nel senso di una progressiva chiusura nei confronti dell'informazione. Alla ripresa delle attività parlamentari, non dimentichiamolo, verrà discusso e verosimilmente approvato un disegno di legge che vieterà anche la possibilità di pubblicare la semplice notizia di un avviso di garanzia trasmesso ad un indagato. Siamo sicuri che il silenzio sia la strada giusta?

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