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Danza: la Ballet Black sbanca il Teatro Comunale

La londinese Ballet Black, compagnia da camera di danzatori neri e asiatici, conquista il pubblico modenese nella prima prima rappresentazione italiana

Otto eleganti ballerini e una solida tecnica accademica sono gli elementi messi in campo ieri sera dalla compagnia londinese Ballet Black che, ormai riconosciuta da pubblico e critica come una delle migliori in Europa, ha onorato il palcoscenico del Teatro Comunale di Modena presentando, per la prima volta in Italia, le creazioni che nel 2011 hanno salutato i primi dieci anni di attività di questa formazione multietnica, fondata da Cassa Pancho con l’intento di dare una risposta alle scarse opportunità offerte dal balletto ai danzatori di origini africana e asiatica.

Lontano da pallide Odette e candide silfidi, lo spettacolo celebra l’universalità della danza attraverso i corpi plastici e precisi dei danzatori che, fondendo la propria diversità etnica in un armonioso chiaroscuro, scivolano con naturalezza attraverso le prime quattro coreografie, frutto di collaborazioni ad hoc, come l’intero repertorio della compagnia. Brevi e prive di trama, le sequenze presentano i ballerini tra gli assoli e i passi a due tinti di rosso di A New Beginning, il fluido gioco di coppia scandito dal battito metallico di Pendulum, le eleganti punte che il coreografo gallese-nigeriano Henry Oguike, nella sua Da Gamba, fa scivolare sulle note di una suite per violoncello solo di Bach, e infine il rapido susseguirsi, attraverso una serie di ingressi e uscite di scena, di tutti i danzatori che sui passi di Shift, coreografato dall’ex ballerina del New York City Ballet Antonia Franceschi, svelano le proprie linee con indosso semplici culotte bianche.

Di diversa intensità è stata invece la seconda parte dello spettacolo, interamente dedicata all’unico balletto narrativo interpretato finora dalla compagnia, Orpheus, creato da Will Tuckett sulla partitura che Stravinsky scrisse nel 1947 per il grande coreografo George Balanchine. In un crescendo di atmosfere cupe e cariche di tensione animalesca, si consuma la straziante rincorsa negli inferi di Orfeo ed Euridice, che giocati dalla crudeltà di Ade e dalla malvagità delle Furie fluttuano tra ombre.

Pirouettes, pas de deux, punte forti e precise, hanno trasmesso il sottile piacere di un movimento pulito e sicuro che solo la padronanza della tecnica classico-accademica può garantire, con una fermezza del corpo che depurata dai rigidi formalismi, ha consentito agli artisti di realizzare l’agognato connubio di bellezza estetica e naturale espressività, a testimonianza che il balletto di qualità può fiorire anche in realtà di piccole dimensioni.

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