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Memoria, la cittadinanza onoraria di Modena a Francesco Vecchione

Era capo di gabinetto della Questura e salvò molti ebrei dalla persecuzione razziale, voto unanime del Consiglio comunale per il conferimento postumo. Obiettivo Far conoscere la storia di quei professori, scienziati, ricercatori e insegnanti, soprattutto modenesi, costretti, a causa della persecuzione razziale, a lasciare scuole, università e centri di ricerca

Francesco Vecchione è diventato cittadino di Modena. Giovedì 26 gennaio il Consiglio comunale ha conferito la cittadinanza postuma, con voto unanime, al capo di gabinetto della Questura di Modena ai tempi dell'introduzione in Italia delle leggi razziali del 1938.

Vecchione, nato nel 1904 nel comune di San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli, operò a Modena dal 1936 al 1948, salvando dal suo ufficio gran parte della comunità ebraica della città oggetto di persecuzione. Nel corso della cerimonia, svoltasi durante la seduta del Consiglio comunale, in presenza della prefetta Alessandra Camporota e di altre autorità civili e militari, è stata donata una pergamena al figlio Alberto accompagnato dalla moglie e da un nipote. A presiedere l’omaggio, oltre al sindaco Gian Carlo Muzzarelli e il presidente del Consiglio Fabio Poggi, anche il sindaco di San Paolo Bel Sito Raffaele Barone e la storica Giulia Dodi dell’Istituto storico di Modena.

 Francesco Vecchione, ha detto il sindaco Muzzarelli presentando la delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria postuma, “ha dato un eccezionale contributo, in qualità di capo di gabinetto della Questura di Modena, alla lotta contro l’odio razziale, la violenza e la sopraffazione durante l’occupazione nazifascista. Vecchione – ha sottolineato il sindaco – scelse di stare nel giusto, a costo di rischiare la propria vita, confermando anche una coraggiosa direzione della Questura di Modena che provò a opporsi a quella barbarie”. Muzzarelli, citando le recenti parole di un’altra cittadina onoraria di Modena, la senatrice a vita Liliana Segre (“per chi ha visto personalmente quell’orrore, quello che viene fatto non è mai abbastanza”), ha invitato a un maggiore impegno di tutti, non solo nel ricordare le vittime modenesi che si opposero a quella persecuzione “penso a persone come Don Elio Monari, Odoardo Focherini, don Dante Sala, don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali” –, ma pure nel “prevenire e contrastare derive culturali o violenze connesse ai temi razziali e della Shoah”.

 Nel suo intervento, il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi ha parlato dell’importanza di sostenere oggi uno “sguardo affinato”, capace di “guardare avanti con speranza e fiducia” attraverso le vicende passate di Francesco Vecchione e degli altri “giusti”: “Rispetto al clamore e al rumore del male, occorre ricercare il bene nelle pieghe silenziose della storia così come nel quotidiano”.  Poggi ha poi condiviso l’importanza di promuovere il passaggio da una memoria “custodita” a una memoria “agita” in grado, cioè, di “trasformarsi da paura del passato a fiducia, anzi, fede nel futuro”.

 Nel ringraziare l’Amministrazione comunale per l’invito e l’accoglienza, il sindaco di San Paolo Bel Sito Raffaele Barone ha ricordato come la vicenda di Vecchione “dimostra che virtù ed eroismo si annidano spesso nella quotidianità”. Barone ha sottolineato il valore di Vecchione in quanto uomo di Stato “che nel compiere il suo dovere, in totale spregio del pericolo, ha avuto la forza di dissociarsi dalla cultura imperante dell’epoca”. La storica Giulia Dodi, ricordando le parole di encomio che per Vecchione ebbe l’allora prefetto di Modena, in una lettera del 1945 inviata al ministero dell’Interno, ha specificato l’importanza strategica del suo ruolo: “Sfruttò una posizione che gli consentiva di avere accesso a informazioni e ordini, per tessere una rete di solidarietà determinante per la salvezza degli ebrei modenesi”.

Sostenere iniziative che ricostruiscano le loro vicende

"Far conoscere la storia di quei professori, scienziati, ricercatori e insegnanti, soprattutto modenesi, costretti, a causa della persecuzione razziale, a lasciare scuole, università e centri di ricerca; valorizzarne quindi la memoria promuovendo ricerche storiche volte alla ricostruzione sia delle loro biografie che, più in generale, dell’impatto di quelle disposizioni repressive sul mondo della scienza e della cultura, a partire da quanto accaduto a Modena."

È l’invito contenuto nell’ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 26 gennaio dedicata alla Giornata della Memoria. Il testo è stato presentato da Federica Di Padova (Pd) e sottoscritto da Sinistra per Modena, Europa Verde-Verdi, Modena Civica, Movimento 5 stelle, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Alternativa popolare. Nella stessa seduta era in programma anche il conferimento della cittadinanza onoraria postuma a Francesco Vecchione, capo di Gabinetto della Questura di Modena dal 1936 al 1948 che aiutò concretamente gli ebrei modenesi fin dall’emanazione delle leggi razziali nel 1938.

Nel presentare l’ordine del giorno, la consigliera ha evidenziato “la grossa perdita culturale e umana” subita anche dalla città di Modena a seguito della persecuzione razziale disposta dal Partito fascista repubblicano, che colpì, appunto, pure donne e uomini impegnati in vari campi del sapere. Nello specifico, Di Padova ha ricordato alcuni nomi di intellettuali, docenti e ricercatori di origine ebraica, costretti, all’inizio degli anni’40, ad abbandonare l’Università di Modena e le scuole del territorio, taluni dei quali destinati a campi di concentramento come quello di Fossoli (attivo fino al 1944). La consigliera ha inoltre rievocato quanti furono rimossi dai loro incarichi istituzionali in città, menzionando l’economo comunale Enzo Ravà.

Sottolineando alcune recenti azioni intraprese dal Consiglio comunale di Modena, come l’intitolazione di uno spazio pubblico all’editore Angelo Fortunato Formiggini, che “per protesta alle leggi razziali si tolse la vita gettandosi dalla Ghirlandina”, o la promozione dell’installazione delle cosiddette “pietre d’inciampo” “per ricordare gli arresti e le deportazioni avvenute in città”, la consigliera ha invitato l’Assemblea a custodire e valorizzare anche la memoria di quegli intellettuali modenesi colpiti dalle leggi razziali, promuovendo ricerche storiche sulle loro vicende e sul contesto in cui operarono, grazie anche al coinvolgimento di enti storici e culturali e del Comitato per la Storia e le Memorie del Novecento. Di Padova ha poi auspicato la più ampia diffusione del materiale prodotto attraverso piattaforme impegnate nella raccolta di contributi sul tema, elaborati in collaborazione con la comunità scientifica e fruiti nell’ambito di eventi e iniziative che coinvolgano scuole, centri di documentazione ed enti culturali. È il caso della “Pagina della Memoria. Pietra di inciampo per la scienza e la cultura”, uno spazio web avviato dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e implementato grazie a un accordo con il Consiglio nazionale della ricerca (Cnr), l’Accademia dei Lincei, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp), con l’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e la Comunità ebraica di Roma. Con il contributo di enti e associazioni radicate nel territorio italiano, la piattaforma raccoglie le testimonianze e i documenti familiari, anche multimediali, sul drammatico impatto delle leggi razziali sulla comunità scientifica e accademica italiana.

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