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Illuminazione, con la proproga a Hera Luce il Comune rischia ancora davanti al Tar

Il gruppo Edison contesta ancora le scelte dell'Amministrazione modenese sulla concessione del servizio di illuminazione pubblica e chiede l'invio di un commissario

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La questione giudiziaria relativa all'affidamento del servizio di gestione dell'illuminazione pubblica ad Hera Luce da parte del Comune di Modena sembra non essersi ancora chiusa. Si tratta sicuramente di un fatto di estream gravità, che ha travolto l'Amministrazione lo scorso anno con le sentenze del Tar prima e del Consiglio di Stato poi che hanno giudicato irregolare l'affidamento alla società del gruppo Hera, in quanto ritenuta in violazione delle norme sulla libera concorrenza.

Il Comune ha di fatto ignorato la necessità di procedere ad una gara pubblica per l'affidamento del servizio, scegliendo di affidare l'appalto a Hera Luce ritenendola una "naturale erede" di Metà, la multiutility di proprietà comunale che aveva gestito il servizio fino al 2007 prima di essere inglobata dal gruppo Hera. Appalti e rinnovi che si sono susseguiti negli anni per decine e decine di milioni di euro. 

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha obbligato di fatto l'Amministrazione a indire una gara ad evidenza pubblica per riassegnare il servizio. Tuttavia, in attesa di questo procedimento, il comune ha approvato nei giorni scorsi una delibera su proposta dell’assessora all’Ambiente Alessandra Filippi, dando mandato agli uffici competenti di definire uno specifico atto contrattuale provvisorio con Hera luce srl, unico soggetto "in grado di garantire la continuità del servizio, anche in quanto proprietario di buona parte degli impianti e delle dotazioni essenziali".

Altri 5,5 milioni di euro annui per la multiutility, che evidentemente hanno riacceso le rimostranze di chi aveva presentato ricorso al Tar, ovvero il Edison Next Government S.r.l.. Il consigliere comunale Antonio Baldini (Indipendente per Modena) ha voluto approfondire la questione attraverso alcuni accessi agli atti, portando alla luce la nuova querelle giudiziaria avviata contro il Comune.

La società del gruppo Edison, contesta il fatto che il Comune di Modena avrebbe dovuto attivarsi per adottare una legittima forma di gestione del servizio di pubblica illuminazione già a seguito della pubblicazione della sentenza del TAR, avvenuta il 18/1/2023 ed immediatamente esecutiva (ovvero non sospesa neppure a seguito della proposizione del ricorso in appello) e che al dicembre 2023 il Comune non aveva ancora adottato alcun provvedimento per dare esecuzione alla sentenza del Consiglio di Stato. La contestazione principale riguarda il fatto che Piazza Grande abbia “incredibilmente” affidato nuovamente - con affidamento diretto - il servizio di illuminazione pubblica ad Hera Luce S.r.l., giungendo sostanzialmente allo stesso risultato ritenuto illegittimo nel contenzioso definito dopo due gradi di giudizio. Per questa e per altre presunte violazioni - tra cui il versamento di 1.335.680 euro annui ritenuto ingiustificati a fronte del contratto di servizio - Edison Next Government chiede anche che venga nominato un commissario esterno per gestire la procedura comunale. L'udienza davanti al Tar è fissata per il 29 febbraio.

Antonio Baldini, che ha presentato un'interrogazione sul tema, aggiunge: "Oltretutto solo a seguito della notifica del ricorso e per di più nell’imminenza dell’udienza il Comune di Modena, con un ritardo di oltre un anno ha dato incarico a Nomisma S.p.a., società di consulenza con sede a Bologna fondata negli anni 80’ da Romano Prodi, di effettuare – a fronte del ragguardevole compenso di oltre 170.000 euro - la stima della rete di illuminazione, individuando i criteri di valutazione per l’assegnazione del servizio".

Per il consigliere si tratta di "un vero pasticcio amministrativo di cui pagherà il prezzo la collettività modenese, con oltre 60.000 euro di spese legali a carico delle casse comunali e un’altra batosta che rischia di arrivare. La nomina di quello che tecnicamente è un “commissario” per dare esecuzione a una sentenza dello Stato italiano al posto di un Comune, quale quello di Modena, che da sempre si fa pubblicamente vanto di difendere i valori della legalità, avrebbe del resto gravi conseguenze sul piano della credibilità istituzionale, a tacere del resto. Ma al di là di quella che sarà la decisione del giudice amministrativo è inaccettabile che a causa della “melina” dell’amministrazione comunale si sia arrivati a una tale situazione: il problema, come noto e come è emerso anche nella carente gestione dei rifiuti urbani, sta a monte e cioè nell’evidente conflitto di interessi del Comune, che è socio di Hera S.p.a. e percepisce ogni anno dividendi per milioni di euro". 

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