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Cronaca Concordia sulla Secchia

Ricostruzione: a quattro mesi dal terremoto è ancora tutto fermo

Case sventrate, tendopoli aperte, aziende chiuse e centri storici deserti: i soldi non arrivano e nessuno sembra in grado di ripartire. Dall'Emilia il grido dei terremotati: "Ci hanno abbandonati a noi stessi"

Non sarà una nuova L’Aquila. L’avevano promesso, continuano a prometterlo. Invece, a quattro mesi dal terremoto del 29 maggio, quando secondo le regole e le definizioni dovremmo già essere fuori dall’emergenza, entrati a pieno titolo nel cosiddetto “Regime ordinario”, la passeggiata fatta dal Corriere della Sera per le vie di Cavezzo, Concordia, Finale, San Felice, Mirandola e moltissimi altri piccoli centri è desolante e devastante. Sono città fantasma, più ci si avvicina ai centri storici più le case sono abbandonate, le chiese crollate, i negozi vuoti. Poche le tracce di una nuova vita: chi è riuscito, perché aveva i mezzi, a rimettere a posto la casa, chi ha riaperto l’attività nei garage, o in container provvisori. Le aziende ripartono? Sì, solo le multinazionali, o quelle che avevano le spalle davvero coperte, quelle che la crisi, con loro, non pareva c’entrare.

Si tratta, ad ogni modo, di eccezioni, perché la maggior parte dei cittadini della Bassa si trova in situazioni drammatiche, costretti a pagare affitti pur avendo una casa di proprietà, obbligati a spendere soldi per recintare le abitazioni pericolanti, fuggiti dalle tendopoli a causa delle pessime condizioni igieniche, in perenne attesa di ciò che tutti promettono e che sembra ormai lontano miraggio: l’arrivo dei contributi.

Sì, ma quali? Tutti, uno vale l’altro, perché tanto nei Comuni dell’Area Nord non si vede arrivare un euro. La pioggia di milioni stanziati dall’Unione Europea sarà disponibile da gennaio, dicono, ma dicono anche che più probabilmente sarà marzo. Poi ci sono quei 6 miliardi promessi dal governo a cui tutti i terremotati potranno attingere con modalità tutto sommato semplici, ma ancora non sono disponibili, i 500 milioni dalle accise sulla benzina, i contributi per l’autonoma sistemazione che devono ancora arrivare alla maggior parte dei cittadini, infine sta per arrivare come una valanga la scadenza delle tasse di novembre. E se Errani promette che proverà, lui prova sempre, a far slittare la scadenza, che proverà e provvederà a liquidare in fretta i contributi per l’autonoma sistemazione e a far arrivare i soldi promessi dalle istituzioni, la verità è che qui ci si arrangia come si può. Male, anche se ognuno ha fatto il massimo.

I Comuni si sono svenati per rimettere a posto le scuole, in trepida attesa dei rimborsi statali, stanno pensando a come smaltire le montagne di amianto scoperte in mezzo ai tetti crollati delle aziende, e sfruttano finché possono, finché ce n’è, le donazioni dei privati. Eppure, ironia della sorte, a Cavezzo non si possono neanche sgombrare le macerie dalla piazza centrale per colpa di lungaggini burocratiche. Possibile? Possibile, in un’Emilia che tiene botta, ma, ci sia permessa l’espressione, sembra ormai alla frutta.

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