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Nuovi CAU per le urgenze e modifiche ai mezzi di soccorso, Piano approvato a denti stretti

La strategia dell'Ausl, ancora in fase iniziale, ha ricevuto il sostengo di appena 20 comuni sui 47 totali. Ancora molte incertezze sulla realizzazione concreta della riforma dell'emergenza/urgenza

Era una mattinata importante in Provincia, dove stamattina alle 9.30 è iniziata la riunione fiume (urata 4 ore) della Conferenza territoriale sociale e sanitaria con all'ordine del giorno la presentazione, da parte delle Aziende sanitarie modenesi, del piano per il riordino dell’Emergenza-urgenza. Un tema estremanente delicato per il territorio, in virtà di una vera e propria rivoluzione che da qui ai prossii anni ridisegnerà la geografia dell'assistenza ai cittadini. Per l'occasione, vista anche la delicatezza del voto odierno, era presente di persona anche l’Assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini. 

Il piano dell'Ausl 

La Direttrice Ausl Anna Maria Petrini ha sottolineato come l’obiettivo generale sia dare ai cittadini "una risposta più appropriata e di prossimità", che è la filosofia che sta alla base della riforma regionale. Una filosofia che va a braccetto con una necessità ben più materiale, ovvero quella di ridurre i costi e alleggerire il carico di lavoro sui Pronto Soccorso. “Il nostro sistema è complesso e ha sempre bisogno di manutenzione, l’obiettivo è mantenere le attività nei nostri PS che devono essere sostenuti. Partiamo da una carenza di medici che viviamo da tempo e ci ha costretto a fare ricorso alle cooperative, il nostro obiettivo è consolidare l’organizzazione e limitarne il ricorso e infatti non abbiamo mai sospeso il reclutamento di personale (5 i medici acquisiti, che potranno compensare le uscite e anche iniziare a ridurre l’uso delle cooperative); ampliato la rete dei medici in formazione specialistica anche sui PS periferici grazie all’Università che ci supporta; stiamo lavorando coi Medici di medicina generale per rafforzare la presa in carico della cronicità e con la rete 118 la valutazione e promozione dell’appropriatezza nell’utilizzo dei mezzi. Grazie alla rete che garantisce una copertura provinciale possiamo reinvestire delle ore di personale medico e infermieristico per consolidare la rete dei PS, che dobbiamo assolutamente supportare”. 

La DS Ausl Romana Bacchi ha spiegato come la riorganizzazione sia fializzata a dare "una separazione, ben distinta sul territorio, dei percorsi di emergenza da quelli di urgenza". Questo è il concetto fondamentale cui i ciattdini dovranno abituarsi nei prossimi mesi e anni: non più un "contenitore" unviversale quale finora è stato il Pronto Soccorso, buono per ogni esigenza, ma percorsi distinti per ciò che è davvero grave e ciò che non lo è (almeno in termini medici). 

Pronto Soccorso e Cau

Tra gli obiettivi primari vi è il mantenimento della Rete dei sette Pronto Soccorso provinciali in un’ottica di maggiore appropriatezza di utilizzo e di superamento del supporto delle cooperative di medici. “Il primo passo è stato la progettazione e il riordino dell’attività di Continuità Assistenziale territoriale, per una risposta immediata e di prossimità ai bisogni urgenti dei cittadini di tutto il modenese”, che è già partito con il numero unico provinciale di Guardia Medica 800 032 032 attivo dal luglio scorso.Il secondo filone è “l’istituzione dei CAU a partire dall’evoluzione degli attuali PPI (Castelfranco Emilia, Finale Emilia, Fanano), mentre a seguire si lavorerà per gli altri CAU: il primo di Modena presso il Policlinico e un altro a Carpi, successivamente nei distretti di Vignola e Sassuolo e un secondo CAU a Modena. Tutto ciò si integrerà con la rete dei servizi territoriali e dei PS già esistente sulla provincia”.

Sedi e organizzazione specifica degli altri centri sul territorio sono ancora oggetto di studio, motivo per il quale è difficile effettuare valutazioni precise sui cambiamenti di ciasuna area modenese.

Il primo sarà il CAU di Castelfranco Emilia - sul cui territorio circa 8000 cittadini nel 2022 hanno avuto accesso ai PS per casi di bassa gravità – che consentirà una presa in carico effettiva del paziente con la sua patologia, grazie a un rafforzamento su più fronti: la graduale estensione oraria di apertura (fino alle 24 ore 7/7, in integrazione con la Guardia medica e l’équipe domiciliare); la dotazione di attrezzature e servizi di telemedicina; il reclutamento e la formazione del personale. Si sta dunque lavorando alla costruzione di percorsi ben strutturati in entrata e in uscita dal CAU (integrazione con Centrale Operativa Territoriale e con i servizi della rete), al collegamento con i medici e pediatri delle cure primarie, ai percorsi per il completamento diagnostico ad accesso diretto agli ospedali vicini, così come per l’invio diretto agli ospedali di riferimento per i casi a medio-alta gravità (sospetto infarto, ictus, traumi maggiori).

“Anche la nostra Azienda – sono le parole di commento di Claudio Vagnini, DG dell'AOU di Modena – mantiene il proprio sostegno a questo progetto di riforma del sistema Emergenza/Urgenza. Inoltre conferma la propria disponibilità a ospitare un CAU all'interno del Policlinico di Modena, da realizzare entro i primi sei mesi del 2024”.

Il nodo del ridimensionamento dei mezzi di soccorso

La "voluzione della Rete di emergenza territoriale", come l'Ausl l'ha definita, è stata illustrata da Geminiano Bandiera, Direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza: "E' in corso la valutazione della rete dei mezzi di soccorso (avanzati e di base), a partire da precisi criteri di analisi, vale a dire numerosità degli abitanti ed estensione del territorio, numero interventi dei mezzi avanzati, tempi di intervento e gestione delle patologie tempo dipendenti. Questo lavoro, ancora in corso, punta migliorare l’appropriatezza dei mezzi di intervento (adeguati alla tipologia di bisogno), ridurre eventuali ridondanze o sovrapposizioni di mezzi di soccorso, arrivare infine a una maggiore integrazione con le associazioni di volontariato per l’utilizzo efficace ed appropriato dei mezzi in funzione del bisogno".

In termini pratici, la proposta va nell'ottica di ridurre la presenza di infermieri sugli attuali mezzi di soccorso avanzati, andando a tagliare laddove si è ritenuto che i criteri già citati non valessero l'attuale spesa. Alcuni mezzi infermierisici diventeranno quindi mezzi "base, con la presenza di volontari. Nel dettaglio questo avverrà a Mirandola per il mezzo in servizio notturno, e per i servizi diurni di tre ambulazne a Modena, Nonantola e Montese. Anche l'automedica di Maranello sarà "declassata" a mezzo infermieristico.

Donini drastico: "O si cambia o si chiude"

Nel suo intervento in aula l’Assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini ha ringraziato le Aziende modenesi per “il lavoro di progettualità e confronto unanimemente riconosciuto. È bene ricordare che questa riforma non discende da un atto normativo nazionale, non siamo obbligati a questo lavoro di riorganizzazione, ma abbiamo visto davanti a noi quello che potrebbe succedere e che sta già accadendo nel resto d’Italia. Se non parte questo “cantiere” – con tutti gli elementi valutativi e di monitoraggio richiesti dai Sindaci – si dovrà chiudere. La carenza di personale si accentuerà e andremo a tenere poche roccaforti come avviene altrove, col risultato che non si fermerà l’esodo dei professionisti (tra pensioni e dimissioni volontarie) e che o si taglia o si privatizza, togliendo presidi, servizi, copertura del territorio per l’emergenza. Se vogliamo dare un segnale – ha proseguito – non dobbiamo aspettare che crolli il sistema. Questo è un cantiere che si apre di cui andare orgogliosi: il mandato dato all’Azienda dalla Regione è di mantenere la rete dei PS che a Modena hanno tutte le caratteristiche per restare aperti e l’Azienda l’ha centrato.  Dobbiamo tenerci i nostri professionisti e ciò significa fare delle riforme, dare loro un segnale, che mettiamo in campo tutti gli strumenti per tenere i PS e mettere accanto strutture che gradualmente possano farsi carico della gestione dei codici minori".

Donin ha aggiunto: "L’evoluzione della rete dei mezzi di soccorso avanzato – ha infine chiarito – sarà frutto di un lavoro serissimo, validato da un’evidenza dei fatti, con attenzione a tutti gli elementi del territorio, al numero e ai tipi di intervento. Il cittadino deve sapere che noi arriviamo in tempi utili per prestargli soccorso”. Ha poi sottolineato alcuni indirizzi “innovativi e sfidanti, come partire dalle zone più fragili, l’attenzione al volontariato, patrimonio inestimabile per l’efficienza dei servizi. Siamo in un sistema, le aree di confine sono un elemento imprescindibile. Dovremo poi fare una grande operazione di comunicazione al cittadino. Dobbiamo essere orgogliosi del lavoro fatto con le aziende sanitarie”.

Favorevoli meno della metà dei comuni

Al termine degli interventi si è svolta la votazione del piano, che è stato approvato ma in modo decisamente "freddo". Il tema ha infatti diviso le amministrazioni locali, che già nei mesi scorsi avevano sollevato perplessità e timori di fronte a quello che è sicuramente un passo cruciale per la sanità locale. Con i suoi pro e i suoi contro, emersi anche durante il dibattito. Il tema è chiaramente diventato anche tema di scontro fra amministrazioni di diverso segno politico e fra aree geografiche omogenee che avanzano particolari rivendicazioni.

Sono stati 20 (su 47) i Comuni che si sono espressi con un voto favorevole, non a acaso quelli più popolosi governati dal centrosinistra: Modena, Carpi, Formigine, Castelfranco, Vignola, Fiorano, Maranello, Pavullo, Campogalliano, Soliera, Palagano, Lama Mocogno, San Cesario, Prignano, Spilamberto, Castelvetro, Marano, Castelnuovo Rangone, Savignano e Pievepelago.

Due le posizioni espressamente contrarie, quelle dei sindaci delle realtà montane di Riolunato e Fiumalbo. Sono stati 15 i comuni astenuti, principalmente dell'Appennino e della Bassa, con colori politici diversi ma intteressi assimilabili: Bastiglia, Bomporto, Nonantola, Camposanto, Cavezzo, San Felice, Finale Emilia, San Prospero, Medolla, Concordia, Ravarino, Serramazzoni, Polinago, Guiglia e Zocca.

Nove comuni invece non hanno partecipato al voto: Sassuolo, Mirandola, Novi di Modena, San Possidonio, Sestola, Fanano, Montese, Montefiorino e Frassinoro.

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