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Nuove regole per l'inceneritore: arriveranno rifiuti da fuori provincia?

L'impianto riceve una diversa qualifica normativa e apre a nuove possibilità. Ma le amministrazioni garantiscono che gli accordi con Hera non subiranno variazioni. Temporale politico di ferragosto in via Cavazza

Anche Modena ha avuto, secondo tradizione, il suo scottante caso politico balneare che ha riacceso la disputa pubblica su uno dei nervi scoperti dell'amministrazione locale: l'inceneritore di via Cavazza. All'alba del 14 agosto, la Provincia ha approvato infatti una determinazione con la quale si attribuisce all'impianto modenese una nuova classificazione formale. L'inceneritore passa infatti da un semplice sito di smaltimento (D10) ad un impianto recupero energetico (R1). Le verifiche effettuate nei mesi scorsi di un ente certificatore esterno, alle quali si sono aggiunti i controlli dell'Arpa, hanno infatti  evidenziato che il termovalorizzatore raggiunge almeno il 60% della massima energia recuperabile dai rifiuti, limite oltre il quale un impianto di smaltimento viene considerato, appunto, di recupero dei rifiuti a fini energetici, mutandone la sostanza giuridica. 

E fin qui nulla di speciale, anzi, un passo avanti che testimonia il buon livello di efficientamento della struttura gestita da Hera. Se non fosse che la nuova classificazione porta con sé alcune conseguenze che hanno fatto infuriare buona parte del mondo politico, costringendo immediatamente Provincia e Comune e schierarsi sulla difensiva. Non avendo più soltanto funzioni di smaltimento, la legge apre infatti  per l'inceneritore di via Cavazza la possibilità di importare anche rifiuti da fuori provincia, superando i vincoli territoriali finora imposti. E tanto è bastato a scatenare la polemica.

Il Presidente Emilio Sabattini, seguito a ruota dal Sindaco Giorgio Pighi e dall'Asessore Simona Arletti ha voluto precisare che in realtà non cambierà nulla. “Con la nuova autorizzazione – ha sottolineato Sabattini - la Provincia ha preso atto di questo nuovo scenario e non potevamo fare altrimenti. Dovevamo dare una risposta nei termini previsti per evitare la procedura del silenzio-assenso confermando tutte le prescrizioni già previste in particolare quella che assegna la priorità al soddisfacimento dei bisogni del territorio provinciale. Da parte di Hera, inoltre c'è l'impegno assunto con gli enti locali di non prevedere lo smaltimento di rifiuti provenienti da fuori regione, in linea con il concetto di ambito regionale, che ha sostituito quello provinciale, come previsto dal Piano regionale rifiuti in corso di elaborazione e di cui si sente già la carenza”.

Stando perciò alle dichiarazioni degli amministratori locali, restano confermati tutti i limiti imposti dalle precedenti autorizzazioni sia sulle emissioni in atmosfera che sulle tipologie dei rifiuti che possono esser smaltiti che sui quantitativi che restano di 240 mila tonnellate, anche se la potenzialità tecnica dell'unica linea oggi funzionante arriva a 180 mila tonnellate, dopo la rinuncia del gestore alla realizzazione della nuova linea da 60 mila tonnellate di rifiuti (la cosiddetta “terza linea”).

Tanto scetticismo e indignazione invece tra le fila delle opposizioni e delle forze di sinistra “ribelli”, a partire da Sel e da Modena Attiva, che in questo provvedimento ipotizza addirittura l'avvio di un percorso per l'apertura della quarta linea. Nel centrodestra invece la Lega Nord parla di esito scontato dettato da interessi economici comuni di Hera e Pd, mentre il pidiellino Andrea Leoni fa interroga la Regione per capire se non siano state contraddette le indicazioni dell'Assessore regionale Freda.

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