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Più della metà di arresti e denunce riguarda cittadini stranieri: "Le leggi italiane non incidono"

Le riflessioni del Siulp sui numeri forniti dalla Questura, che fotografano una situazione di profondo squilibrio nei reati perseguiti nel corso dell'ultimo anno

Dai divulgati dalla Questura emerge che a fronte di 1.486 denunciati a piede libero ne corso dell'ultimo anno, 761 sono stranieri. Vale a dire il 51,5%. Per quanto riguarda gli arresti la percentuale sale addirittura al 57%, essendo ben 144 su 253 complessivi.

Si potrà forse osservare che in fin dei conti siamo comunque intorno al 50% e che quindi vi è un sostanziale pareggio tra italiani e no, ma relazionando il dato di denunce e arresti dei quattro comuni di Modena, Carpi, Sassuolo e Mirandola, emerge che gli italiani residenti sono 272.710 mentre gli immigrati sono 49.270: ciò fa ben capire come in percentuale i reati commessi dagli stranieri siano molti ma molti di più rispetto a quelli commessi dagli italiani. Di fatto, gli stranieri sono circa un quinto degli italiani, ma avrebbero commesso oltre la metà dei reati perseguiti.

Infatti, se le denunce a carico degli italiani nei quattro comuni corrispondono allo 0,26% e gli arresti allo 0,039%, per quello che riguarda gli immigrati le percentuali salgono rispettivamente all’1,54% ed allo 0,29%. E questo per quello che riguarda solo l’attività della Polizia di Stato: verosimilmente, se avessimo anche il dato dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia Locale, riteniamo che, visto la tendenza, avremmo probabilmente percentuali più alte.

Su questi numeri riflette il sindacato di polizia Siulp di Modena. "Da tempo sosteniamo questa situazione, consci del fatto che molto spesso perseguire uno straniero significa fermare una Volante per ore e ore, vista la mole di attività burocratica che è obbligatorio svolgere, sottraendo preziose energie al controllo del territorio. Non solo: abbiamo la ferma consapevolezza, dettata dall’esperienza, che il più delle volte questa attività non sortisca alcun effetto nei confronti di tali denunciati/arrestati: molti di loro, infatti, provengono da paesi dove l’attività di repressione di forze di polizia e magistratura è connotata da grandissima rigidità e severità, tali da rendere le misure italiane una semplice formalità burocratica".

La critica del sindacato è molto profonda: "Il risultato, quindi, è quello che il sistema penale italiano, infarcito da mille e mille cavilli e lacciuoli burocratici per fornire il massimo delle garanzie all’indagato/imputato – tralasciando completamente il ruolo della vittima – rallenta moltissimo il lavoro delle Forze di Polizia e non incide minimamente sul comportamento dei rei, in particolare se stranieri. Un’assoluta incertezza della pena, unita alla scarsissima deterrenza delle misure coercitive, dissanguano il lavoro delle Forze di Polizia e non riescono ad impedire la commissione dei reati: il massimo dello sforzo per ottenere il minimo dei risultati".

"È necessario cambiare le regole, ponendo innanzitutto la vittima del reato al centro del processo penale perché ad oggi è bistrattata e dimenticata, snellire le pratiche burocratiche relative alle denunce a piede libero ed agli arresti e, soprattutto, rendere più incisive le pene per chi, giorno dopo giorno, manifesta non solo la mancata integrazione in Italia, ma il totale spregio per le regole di convivenza e di rispetto civico verso il Paese che li ospita", conclude Roberto Butelli, segretario provinciale del Siulp.

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