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Cronaca Bomporto

Alluvione Modena, 41 anni dopo la storia si ripete

La storia ci ripropone le date dei grandi disastri alluvionali che hanno colpito la nostra provincia chiusa fra Secchia e Panaro. Ecco un breve excursus storico delle disgrazie e degli errori che dal lontano 1966 hanno mandato sott'acqua 37mila ettari di territorio

Per gli storici residenti di Bomporto la disastrosa alluvione di questi giorni potrebbe risultare un dejavu. Chi infatti viveva nel paese alle porte di Modena nel 1972 o nel 1973 può scavare nei suoi ricordi e riportare alla luce un'identica situazione di allagamenti, come testimoniato dalla foto che abbiamo scelto per accompagnare questo excursus storico sui fenomeni alluvionali che hanno colpito il nostro territorio nell'ultimo secolo. Per farlo abbiamo utilizzato un importante documento di Eriuccio Nora e Alessandro Ghinoi, pubblicato tre anni fa per il Comune di Modena, che bene riassume i dati principali.

I disastri alluvionali nella pianura modenese sono stati infatti un fenomeno ricorrente nel 1900, dovuto inevitabilmente a rotte e tracimazioni dei fiumi Secchia e Panaro ed hanno interessato oltre 37.000 ettari di territorio. Questi episodi si sono concentrati negli ultimi 40 anni del secolo: gli anni più critici per Modena sono stati infatti il 1966, 1969, 1972, 1973 e, in forma più lieve, il 1982.

Negli anni '60, l’eccezionalità dei fenomeni naturali, il degrado idrogeologico di molti bacini, a partire da quello del Po e la carenza di adeguate infrastrutture di contenimento, non hanno consentito di gestire le ondate di piena e di mettere in sicurezza aree storicamente esposte. Nei giorni 4 e 5 Novembre del 1966 si determinano condizioni climatiche estreme, che rendono evidenti i diffusi e gravi problemi strutturali dell’assetto idrogeologico di tutto il Centro-Nord d’Italia, causa di una serie di eventi drammatici concentrati (la storica alluvione di Firenze ndr). La superficie allagata dal fiume Secchia è di 7.000 ettari, quella allagata dal fiume Panaro è di 9.400 ettari per complessivi 16.400 ettari allagati. Si tratta della più estesa area colpita in tutto il secolo. 

Dopo qualche anno, tra il 10 e il 16 Settembre 1972, la Provincia di Modena è di nuovo colpita, anche in questo caso con ingenti danni all’agricoltura, alle infrastrutture e agli insediamenti, provocati dalla rotta del fiume Panaro in località Gorgo Tre Frati, dalla tracimazione di Panaro e Secchia in più punti. I comuni esondati sono: Modena, Bomporto, Bastiglia, Campogalliano, per una superficie totale di 8.590 ettari,
6.050 allagati dal Secchia e 2.540 dal Panaro.

L’anno successivo, nel 1973, ancora nel mese di settembre, nei giorni 25 e 26 il fiume Panaro rompe nuovamente e allaga una vasta porzione di territorio, quasi tre volte quella colpita l’anno precedente. La tracimazione avviene in diverse località e la rotta in destra in corrispondenza del Ponte ferroviario. I comuni interessati sono ancora: Modena, Bastiglia, Bomporto, Nonantola, Castelfranco e S.Cesario per complessivi 6.000 ettari allagati

Meno di un decennio dopo è ancora il Panaro a rompere gli argini tra il 10 e il 14 Novembre 1982, in località Cà Bianca a Finale Emilia. Le sue acque invadono una porzione più limitata di territorio, circa 2.500 ettari allagati, ma i danni e la paura continuano a colpire la popolazione più direttamente coinvolta.

Una storia che si ripete dunque, con alcune analogie. Il meteorologo dell'Università Luca Lombroso ha infatti rilevato come in cinque giorni, fra il 3 e 7 novembre 1966, scesero 276.2 mm di pioggia, vale a dire un valore poco inferiore a quello che si è raccolto dal 13 al 18 gennaio 2014 e che è annoverato tra le concause dell'odierno disastro. Le statistiche non possono ancora essere compilate con precisione, ma stando ad un calcolo sommario, l'alluvione dello scorso 20 gennaio potrebbe aver interessato tra i 7.000 e gli 8.000 ettari di territorio.

Come il documento di Nora e Ghinoi mette in evidenza, Modena ha saputo nel corso dei decenni apprendere dai propri errori e rinsaldare via via le infrastrutture di contenimento dei fiumi Secchia e Panaro per garantire la sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. Ma, ancora una volta, qualcosa è andato storto. É l'ineluttabile prepotenza della natura o un altro errore da cui imparare?

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