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Cronaca

La Ghirlandina si colora di verde contro la pena di morte

In occasione della "Giornata mondiale delle città per la vita, città contro la pena di morte" dalle ore 18 la Ghirlandina si colorerà di verde

Anche quest'anno Modena conferma il proprio sostegno per la "Giornata mondiale delle città per la vita, città contro la pena di morte" illuminando di luce colorata dalle ore 18.00 la Ghirlandina e attraverso le iniziative organizzate dall’Ufficio Politiche europee e Relazioni internazionali del Comune di Modena. L'appuntamento è previsto per Mercoledì 30 novembre. 

CONTRO LA PENA DI MORTE. In quel giorno si ricorda infatti l’anniversario della prima abolizione della pena di morte dall’ordinamento di uno stato europeo, il Granducato di Toscana nel 1786. Per questo è la data simbolo scelta dalla Comunità di Sant'Egidio, con il sostegno dell'Unione europea, per la Giornata Internazionale Cities for Life, “Città per la Vita, Città contro la pena di morte”. All'iniziativa ogni anno aderiscono città di tutto il mondo, che illuminano un proprio monumento in simbolo di opposizione alla pena di morte.

PREMIO SACHAROV. Durante la giornata saranno diversi gli appuntamenti. Alle ore 18.30 in Galleria Europa si svolgela presentazione del premio Sacharov promosso dal Parlamento europeo. Interverranno Bruno Marasà, capo dell’Ufficio di Informazione a Milano del Parlamento europeo, l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Modena Andrea Bosi e, in collegamento video, l’eurodeputata Cecile Kyenge.

"THE MAN WHO MENDS WOMEN". A seguire sarà proiettato il film-documentario “The man who mends women - The wrath of Hippocrates” (L’uomo che ripara le donne - L’ira di Ippocrate) dedicato alla vita e al lavoro di Denis Mukwege, vincitore del Premio Sacharov 2014. Il Premio è una delle maggiori iniziative del Parlamento europeo per la difesa dei diritti umani e viene assegnato a persone che abbiano contribuito in modo eccezionale alla lotta per i diritti umani in tutto il mondo. Il medico congolese Denis  Mukwege dedica la vita a ricostruire i corpi e le vite di decine di migliaia di donne e ragazze congolesi, vittime di stupri collettivi e di brutali violenze sessuali nella guerra in atto nella Repubblica democratica del Congo.

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