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Cronaca

Violenza, parla il padre della ragazza: “Basta gioco al massacro”

Anche il padre della 16enne modenese interviene per smorzare i toni e rivolge un appello perché la magistratura possa lavorare serenamente, lontano dal clamore mediatico. E sulla figlia: "Orgogliosi del suo coraggio, ma è e sarà dura"

“Vi assicuro, non v'è odio dentro di me, ma solo tanta rabbia ed amarezza per quelle giovani vite rovinate. È dura, durissima, ma siamo orgogliosi del coraggio dimostrato da nostra figlia, coraggio di affrontare il rischio di non essere creduta che purtroppo, tante, troppe prima di lei, anche donne meno giovani, non hanno avuto”. Comincia così la breve lettera affidata alla stampa modenese dal padre della ragazza coinvolta nella violenza di gruppo dello scorso agosto, che riprende la sollecitazione già giunta dagli avvocati e dal Procuratore per evitare un'escalation mediatica superiore a quella già verificatasi.

Il padre rivolge un pensiero soprattutto ai genitori dei ragazzi coinvolti, “anche loro, come noi, vittime di una situazione drammatica”. E aggiunge: “Probabilmente arriveranno giorni ancora più duri, lo sappiamo, ce l'avevano anticipato in tanti che sarebbe stato così e che in queste vicende il fango sono sempre le vittime a riceverlo. Però ci conforta la speranza che forse questa tremenda battaglia, contro antichi pregiudizi dove la donna viene evocata spesso come 'diavolo tentatore', possa arginare certi comportamenti disumani e salvare in futuro ragazze, che potrebbero essere benissimo le figlie di chiunque di voi, in una cittadina civile come Modena o altrove”. 

“Da questo 'gioco al massacro' non usciranno né vinti né vincitori e mi unisco all'appello lanciato dagli avvocati della Camera Penale di Modena: non la stampa, non gli ignari intervistati, ma solo l'aula del Tribunale, valutando le numerose prove fornite, deciderà se questi ragazzi siano o meno colpevoli. Noi abbiamo totale fiducia nelle istituzioni”, sottolinea il padre, che ringrazia “di cuore tutti coloro, e sono tanti, che anche solo con un sorriso, una pacca sulla spalla, una parola di solidarietà aiutano nostra figlia ad andare avanti e a sopportare un fardello così pesante”. (ANSA)

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