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Cronaca

Un lavoratore modenese su cinque è straniero: “Una risorsa”

Il Presidente della Consulta provinciale per l'immigrazione, Fausto Cigni, commenta i dati del dossier Unar e sottolinea la valenza economica rappresentata dai lavoratori immigrati, che sul territorio sono oltre 56mila, su un totale di 97mila residenti

L’Ufficio antidiscriminazioni razziali (Unar), l'ente controllato dal Ministero per le Pari Opportunità e da quello per l'Integrazione di Kashetu Kyenge, ha pubblicato in questi giorni il dossier statistico 2013 sull'immigrazione, che offre dati interessanti ed un'ampia varietà di spunti. Particolare attenzione è stata riservata alle discriminazioni, ma anche a fattori economici e occupazionali.

Sul piano nazionale, limitandosi ai numeri più significati, il dossier quantifica in 5.186.000 gli stranieri regolarmente presenti sul suolo italiano, di cui 4.387.721 quelli residenti, vale a dire il 7,4% della popolazione. In merito alle performance del mondo del lavoro, i dati indicano 2,3 milioni di lavoratori immigrati e 382mila disoccupati: il tasso di disoccupazione è più alto rispetto a quello degli italiani, con un 14,1% rispetto al 10% del relativo periodo.

Localmente invece, si contano in provincia di Modena 96.671 residenti stranieri, di cui ben il 24,7% è rappresentato da minori. L'area del capoluogo è quella che ovviamente ne conta di più (29.518), seguita dai distretti di Carpi (14.932), Vignola (13.660), Mirandola (12.687), Sassuolo (12.090), Castelfranco (9.221) e infine dall'Appennino (4.563). A questi va ovviamente aggiunta la presenza di immigrati clandestini o irregolari, che fa lievitare le cifre, ma re rende più incerte.

Alcune riflessioni sui numeri sono state avanzate anche da Fausto Cigni (PD), Presidente della Consulta per l’immigrazione della Provincia di Modena. “Uno dei dati più interessanti contenuti nel dossier – ha spiegato Cigni - è che nella nostra provincia il totale del gettito fiscale e contributivo dei lavoratori stranieri risulta essere, per il 2011, di 239 milioni di euro: 154 milioni derivanti dal gettito contributivo e 85 milioni dal gettito fiscale. Queste risorse sono fornite da un contingente di lavoratori stranieri dipendenti pari a 56.211 unità”. 

Cigni ricorda inoltre come dal 2009, nonostante la crisi, le aziende con titolare straniero sono salite a 6.416 e un lavoratore stabile su cinque è appunto un immigrato - un tasso molto alto, anzi doppio, se parametrato a 1 su 10 su scala nazionale. “Sono dati dai quali emerge che anche in un momento di crisi economica e sociale, l’immigrato resta una ricchezza sia dal punto di vista economico che da quello fiscale e il Governo italiano non può non tenerne conto. Serve quindi – prosegue il consigliere democratico proponendo le prorie soluzioni politiche – una nuova legge per l’immigrazione che superi la Bossi-Fini, che si è rivelata inadeguata e inapplicabile per un Paese civile, va riconosciuta la cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia e inoltre, di fronte al dramma che abbiamo vissuto a Lampedusa, è necessaria una politica dell’immigrazione a livello europeo che non lasci soli i singoli Stati, con particolare riferimento a quelli che si affacciano sul Mediterraneo”.

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