Al San Filippo Neri una serata per ricordare Etty Hillesum
«So che chi odia ha fondati motivi per farlo. Ma perché dovremmo sempre scegliere la strada più corta e a buon mercato? Laggiù ho potuto toccare con mano come ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo renda ancora più inospitale». Queste parole scritte nel dicembre 1942 da Etty Hillesum, scrittrice olandese morta a 29 anni nel campo di concentramento di Auschwitz, introdurranno l’incontro di venerdì 2 febbraio 2018 alla Fondazione San Filippo Neri organizzata dal Centro culturale Francesco Luigi Ferrari e l’Associazione di volontariato onlus Ho avuto sete, in collaborazione con la Fondazione ex-campo Fossoli e l’Unione Giuristi cattolici Italiani.
L’incontro “Etty Hillesum. Testimone per il nostro tempo”, che prenderà il via alle 19,30 con una cena-aperitivo e proseguirà alle 21, fa parte delle iniziative promosse dal Comitato comunale permanente per la Memoria e le Celebrazioni (info e iscrizioni hoavutosete@gmail.com).
La testimonianza di Etty Hillesum verrà declinata, nel corso della serata, in diversi momenti: attraverso le musiche di Alessandro Pivetti, al pianoforte, e di Simone Di Benedetto, al contrabbasso, e la lettura di brani del Diario e delle Lettere della giovane scrittrice olandese da parte dell’attrice Rossana Di Stefano. Porteranno poi un contributo il vescovo di Modena-Nonantola, don Erio Castellucci, il presidente della Fondazione ex-campo Fossoli, Pierluigi Castagnetti, il vicesindaco di Modena, Gianpietro Cavazza, e Andrea Ballestrazzi, autore della pubblicazione Compassione e verità di sé nelle opere di Etty Hillesum pubblicata nella collana de I Quaderni del Ferrari.
«Hillesum - come spiega Andrea Ballestrazzi - manifesta un’invincibile capacità di amare la vita e di coglierne la bellezza in ogni circostanza. Anche a Westerbork, campo di detenzione di transito, utilizzata come anticamera prima del trasferimento dei detenuti al campo di sterminio di Auschwitz, luogo di infinita miseria e desolazione, Etty conserva uno sguardo quasi trasfigurato. Pur partecipando pienamente al dolore e alla sofferenza del campo, mantiene la capacità di vedere la bellezza e di celebrarla convinta che il male, per quanto grande esso sia, non è comunque capace di annullare né il bene né la bellezza».
«La memoria di persone, come Hillesum, che hanno messo in gioco la propria vita per il bene comune - aggiunge il presidente del Centro culturale F.L. Ferrari, Paolo Tomassone - deve essere efficace, altrimenti è vuota. Deve essere una memoria per il presente, per l’ora. Questa giovane olandese ha dimostrato come si possa rimanere umani nell’abisso della paura e della malvagità. Un comportamento che deve interrogarci anche a distanza di oltre settant’anni. Per questo la sua storia e l’incontro di venerdì lo vogliamo consigliare in modo particolare ai giovani».