Sul palco del Michelangelo le disavventure dei Mezzalira
Martedì 13 e Mercoledì 14 Marzo al Teatro Michelangelo di Modena Agnese Fallongo, Tiziano Caputo e Adriano Evangelisti portano in scena il terzo e ultimo capitolo della Trilogia degli Ultimi: "I Mezzalira - panni sporchi fritti in casa". La data si inserisce nel cartellone 2023-2024 del Teatro Michelangelo sostenuto da Fondazione di Modena nell'ambito del bando "Mi Metto all’Opera 2023”.
Dopo "Letizia va alla guerra" e "...Fino alle stelle!", spettacoli con i quali si sono posti all'attenzione della critica e del pubblico negli ultimi anni, Agnese Fallongo e Tiziano Caputo tornano con un nuovo progetto dal titolo insolito e curioso insieme ad Adriano Evangelisti che, dopo averli diretti in "Letizia va alla guerra", questa volta li affiancherà sul palcoscenico dando corpo e voce al protagonista - narratore della storia.
La regia è affidata ancora una volta a Raffaele Latagliata, che già aveva firmato quella di "...Fino alle Stelle!", ad ulteriore conferma dell'ormai consolidato sodalizio di questo collettivo artistico. Il titolo "I Mezzalira - panni sporchi fritti in casa" nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai.
Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all'interno delle mura domestiche lontano da occhi indiscreti, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira, protagonista del racconto, che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno, inevitabilmente, a scendere a patti col mondo esterno. Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che attraverseranno una vita intera, una vita fatta di luci, ombre e colpi di scena all’interno del medesimo focolare domestico.
La narrazione alterna alla parola dei contrappunti sonori, realizzati in scena dagli attori stessi per restituire le atmosfere e creare suggestioni. Si ricorre, invece, alla musica, composta appositamente da Tiziano Caputo per lo spettacolo ed eseguita rigorosamente dal vivo, ogni qual volta le parole, non potendo reggere il peso del sentimento, debbano essere sublimate attraverso il canto. È un canto dell’anima, un canto di condivisione, un canto ancestrale di ritrovata connessione con la parte più profonda del nostro essere e con la terra d’appartenenza.