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Trapianto di rene da donatore vivente con prelievo robotico, due sacerdoti protagonisti del primo intervento modenese

Si tratta del primo del genere eseguito nella provincia emiliana. Donatore e ricevente sono due sacerdoti originari della Repubblica Democratica del Congo e del Congo e hanno gruppi sanguigni non compatibili

In Italia, oltre 8000 persone sono in attesa di un rene. Per questa lista in particolare, un paziente in attesa di trapianto di rene ha una probabilità annuale del 30% circa di ricevere effettivamente l’organo che aspetta.

“Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto, perché rappresenta il frutto di un impegno multidisciplinare che ha coinvolto numerosi professionisti del nostro Policlinico”, commenta il professor Fabrizio Di Benedetto. “La Regione Emilia-Romagna ha sempre incentivato i programmi clinico-chirurgici, volti all’innovazione delle cure offerte ai pazienti che si rivolgono alle strutture regionali. L’AOU di Modena ha recepito in pieno questa direttiva e oggi, nel campo del trapianto di rene, offre la possibilità di un prelievo da donatore vivente con tecnica completamente robotica e il trapianto in condizioni di incompatibilità tra donatore e ricevente”.

L’incompatibilità di gruppo sanguigno in passato era considerata una barriera alla possibilità di effettuare il trapianto di rene. “Oggi, in centri all’avanguardia - spiega il professor Gianni Cappelli – questo limite può essere superato eliminando e inibendo gli anticorpi presenti nel sangue del ricevente e diretti contro il donatore, evitando così un fatale rigetto dell’organo che comprometterebbe del tutto la funzione del rene trapiantato. Questa possibilità terapeutica si aggiunge alle diverse possibili tipologie di attività già presenti presso il Centro Trapianti di rene dell’AOU cha dall’inizio dell’attività da donatore cadavere nel 1998 ha aggiunto nel 2003 il donatore vivente ed il trapianto doppio, nel 2004 il combinato fegato-rene, nel 2007 il ricevente HCV+ ed il ricevente HIV+, nel 2011 il programma iperimmuni, nel 2017 il donatore a cuore non-battente, nel 2018 il pre-emptive da cadavere, nel 2019 il prelievo robotico da vivente, nel 2020 la partecipazione al programma nazionale cross-over e nel 2021 il trapianto ABO incompatibile ed il trapianto da donatore HIV+. Il risultato di tutte queste opzioni si è concretizzato in 724 pazienti trapiantati di rene presso AOU”.

E il professor Massimo Girardis aggiunge: “In questi ultimi anni la gestione peri-operatoria di donatore e ricevente di un trapianto da vivente è migliorata in modo decisivo grazie non solo alle innovazioni in campo chirurgico, ma anche allo sviluppo delle metodiche anestesiologiche-rianimatorie. Una strategia peri-operatoria multidisciplinare personalizzata permette infatti di garantire standard di sicurezza molto elevati anche in pazienti complessi da sottoporre a trapianto d’organo o ad altra chirurgia maggiore. Come per la componente chirurgica, anche l’equipe anestesiologica-rianimatoria richiede formazione e innovazione continua per la creazione ed il mantenimento di un team all’avanguardia in tutti gli aspetti del percorso perioperatorio dei pazienti trapiantati”.

Fondamentale nel percorso del trapianto di rene è il contributo, tra gli altri, della Psicologia Ospedaliera, in AOU diretta dalla dottoressa Paola Dondi, che segue sia il percorso della donazione sia il follow-up del paziente trapiantato. Nel caso del trapianto da donatore vivente, il supporto psicologico è assicurato sia al donatore sia al ricevente per tutta la durata del percorso e del follow-up.

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